Lunedì complicato per Donald Trump, che oggi sarà in tribunale a New York per l’udienza in cui il giudice Juan M. Merchant deciderà se il processo riguardante i pagamenti effettuati dall’ex presidente alla pornodiva Stormy Daniels potrà iniziare il 15 aprile o dovrà slittare a data da destinarsi.
Subito dopo, il tycoon dovrà affrontare una vera e propria corsa contro il tempo, per depositare una cauzione che gli permetterà poi di presentare l’appello contro la mega multa da 454 milioni di dollari impostagli al termine del processo per frode presso la Grande Mela. I termini di quest’ultimo procedimento scadono nella giornata di oggi.
La sentenza afferma che il candidato del GOP e i dirigenti della Trump Organization hanno gonfiato il valore dei loro beni per ottenere condizioni più favorevoli da finanziatori e assicuratori. La causa, intentata dalla Procuratrice generale di New York, Letitia James, inizialmente chiedeva 250 milioni di dollari di danni, ma in seguito ha aumentato la cifra a 370 milioni di dollari, più gli interessi. Al momento, sembrerebbe che al candidato repubblicano manchino ancora 150 dei 464 milioni di cauzione che deve versare in garanzia.

Se entro oggi, dunque, l’ex leader politico statunitense non riuscirà a depositare la cifra richiesta, ci sarà il pignoramento di alcune delle sue iconiche proprietà da parte della procura statale di New York. Secondo le ultime indiscrezioni, nel mirino dell’Attorney General della Grande Mela, ci sarebbero la Trump Tower sulla Fifth Avenue, gli uffici di Wall Street, il resort di Mar-a-Lago, in Florida, la residenza di Seven Springs nonché una serie infinita di Golf Club. Quello che più preoccupa gli avvocati del candidato del GOP, però, è la possibilità di un congelamento dei suoi conti bancari, più semplice da attuare rispetto al sequestro dei beni materiali, in quanto si tratta di una pratica più immediata.
Nonostante ciò, nel weekend, sul proprio social Truth, Trump aveva dichiarato di disporre di 500 milioni di dollari in contanti. Un’affermazione smentita dal New York Times, secondo cui al momento il tycoon avrebbe tra le mani “solo” 300 milioni.
Nel frattempo, in questi giorni l’ex presidente statunitense si è scagliato più volte contro la procuratrice James, definita come “La folle e radicale democratica che vuole sequestrare le mie proprietà”, ed il giudice Arthur Engoron, il magistrato che lo ha condannato al pagamento della maxi multa, ribattezzato come “Il giudice che odia Trump”. “Non ho fatto nulla di sbagliato se non vincere un’elezione nel 2016 che non mi aspettavo di vincere, ho fatto ancora meglio nel 2020 e ora sono in vantaggio, di molto, nel 2024”, ha infine concluso il tycoon, “Questo è il comunismo in America!”.
Intanto, nel fine settimana, Trump è riuscito a quotare in borsa il suo social network Truth, con un’operazione che gli frutterà 3,5 miliardi di dollari: l’ex presidente, però, disporrà di tale mastodontica cifra soltanto tra sei mesi.