“Thank you sir, may I have another?” ripeteva Kevin Bacon in mutande ricevendo palettate nella cerimonia di iniziazione alla snobissima confraternita Omega in Animal House, film cult di John Landis con John Belushi. Era il 1987 e il film raccontava del 1965. Essere picchiati dai compagni sadici era il prezzo d’ingresso da pagare: e no, non era solo una commedia delirante, e i tempi non sono cambiati. Negli Stati Uniti adesso sono sotto inchiesta i club studenteschi (note come frat o fraternities) dell’University of Maryland. Fraternities e sororities (per le ragazze) sono un fenomeno antico e molto radicato nei campus, non solo dedicati a particolari attività ma semplicemente come forma identitaria per i partecipanti, nonché per fornire spazi protetti per fare festa, ballare, bere.
Nei documenti della denuncia si parla di “diffusi abusi fisici e rituali pericolosi, gravi disagi mentali ed emotivi, sfruttamento finanziario e lavoro forzato, abuso di droghe e alcol e un’atmosfera generale di paura e intimidazione” che regnavano in 5 club, sia fraternities che sororities. Gli studenti che hanno dovuto superare le prove di ammissioni raccontano di vere e proprie torture, sostengono non solo di essere stati percossi con palette di legno ma di essere stati ustionati con torce e sigarette, costretti a sdraiarsi su chiodi, a mangiare pesci vivi, a bere urina e vodka, e a subire aggressioni fisiche per ore, nudi per essere umiliati pubblicamente; cose tollerate pur di essere accettati.
Alcuni hanno denunciato firmando, altri anonimamente; uno studente sarebbe stato ricoverato per ipotermia dopo essere stato costretto all’aperto per alcune ore.
Si tratta di un segreto di Pulcinella, sostiene l’ex studentessa dell’ateneo Lucy Taylor intervistata da CBS, che dichiara di avere lei stessa subito soprusi: “Il sistema dei gruppi crea un clima di segreto per cui nessuno osa denunciare”.
Il 4 marzo, una nota delle autorità dell’ateneo annunciava che erano sospese le attività e l’ingresso di nuovi membri in 37 frat perché vi era motivo di ritenere che i club avessero “messo in atto comportamenti che hanno minacciato la salute e il benessere di studenti della comunità”.
La questione però non riguarda solo la University of Maryland, dove qualcuno ha parlato. Secondo i dati dell’organizzazione “StopHazing”, ovvero “stop al nonnismo”, il 55% degli studenti di college membri di una frat o di una squadra sportiva universitaria hanno subito qualche forma di abuso, e dall’anno 2000 oltre 100 studenti universitari sarebbero morti di nonnismo. Il bullismo insomma non finisce alle scuole medie. Molti Stati dell’Unione hanno già leggi contro il nonnismo universitario, che evidentemente spesso si infrangono contro il muro dell’omertà.