Neuralink, la startup del miliardario Elon Musk che esplora l’interfaccia cervello-computer, ha presentato il suo primo paziente, il ventinovenne Noland Arbaugh. Quest’ultimo, in seguito ad un incidente subacqueo era rimasto totalmente paralizzato dalle spalle in giù. Per questo motivo, aveva deciso di sottoporsi al trapianto del chip cerebrale prodotto dall’azienda del secondo uomo più ricco al mondo.
Nella giornata di ieri, la società ha postato un video sul proprio profilo X, nel quale mostra come grazie alla nuova tecnologia il ventinovenne riuscisse a giocare a scacchi online, spostando il cursore del computer con la sola mente.
“In pratica, era come usare la ‘Forza’ sul cursore, potevo farlo muovere ovunque volessi”, ha dichiarato Arbaugh, facendo riferimento ai poteri dei Jedi della fortunatissima serie cinematografica di “Star Wars”, “Bastava fissare un punto dello schermo e si spostava dove volevo io, e la prima volta che è successo è stata un’esperienza davvero pazzesca. E’ incredibile, davvero. Non riesco nemmeno a descrivere quanto sia bello poter fare queste cose”.
Il ventinovenne ha inoltre spiegato che l’intervento per inserire il chip è stato “super facile”, tanto da aver lasciato l’ospedale 24 ore dopo. “Non voglio che la gente pensi che questa sia la fine del viaggio”, ha aggiunto il giovane, “C’è ancora molto lavoro da fare, ma questa tecnologia ha già cambiato la mia vita. Il motivo per cui ho aderito a questo progetto è che volevo far parte di qualcosa che penso cambierà il mondo”.
A differenza dei precedenti chip cerebrali, l’impianto in questione trasmette i dati in modalità wireless, e può essere utilizzato anche al di fuori di un laboratorio. Neuralink non è la prima azienda a utilizzare un chip per consentire a qualcuno di usare il computer con il solo pensiero. L’australiana Synchron, che utilizza una tecnica meno invasiva che non richiede l’incisione del cranio, ha infatti impiantato il suo dispositivo in un paziente già nel luglio 2022.
Inizialmente, lo scopo della startup di Musk era quello di aiutare principalmente le persone con disabilità, ma ora il suo obiettivo è quello di migliorare le capacità umane.
“Non possiamo ancora parlare di una vera e propria svolta”, ha invece dichiarato al Guardian Kip Ludwig, ex direttore del programma di ingegneria neurale presso il National Institutes of Health degli Stati Uniti “È ancora molto presto, e c’è ancora tanto da imparare, sia da parte di Neuralink che da parte del paziente, in modo da massimizzare la quantità di informazioni riguardanti il controllo che si può ottenere grazie al chip”.