Il tempo passa, la soluzione non si trova e l’Attorney General dello Stato di New York prepara il pignoramento dei beni.
Entro lunedì prossimo Donald Trump deve trovare 454 milioni di dollari da dare in deposito cautelativo per poter fare appello alla sentenza che lo ha condannato per frode per aver gonfiato il valore delle sue proprietà. Se i soldi non li dovesse trovare, poiché la sentenza è esecutiva, partiranno i pignoramenti.
L’Attorney General dello Stato di New York, Letitia James, ha notificato ufficialmente questa mattina la decisione del tribunale di Manhattan alla contea di Westchester, dove l’ex presidente possiede due proprietà, un passo preliminare per ipotecare i beni. Una delle proprietà è la tenuta “Seven Springs” situata tra Armonk e Bedford, l’altra è il Trump National Golf Course Westchester, situato a Briarcliff Manor.
Le notifiche non significano necessariamente che i sequestri siano imminenti, ma si tratta di un passaggio procedurale cautelativo in caso che l’ex presidente non riesca a reperire il denaro da dare in deposito per presentare l’appello.
La tenuta di Seven Springs ha avuto un ruolo importante nel processo. Il giudice Engoron ha stabilito che questa proprietà era stata sopravvalutata per anni. Trump acquistò la tenuta nel 1995 pagandola 7 milioni e mezzo di dollari. Una magione tipo Downtown Abbey versione yankee, con due grandi case, 200 acri di terreno non edificabile, stalle e un grande garage per le auto. Trump ha valutato la proprietà più di cinque volte il valore stimato in alcuni anni – fino a 291 milioni di dollari – spesso includendo anche il valore di ville progettate e mai costruite perché il piano regolatore non lo permette.
Per le proprietà di Trump a Manhattan, la Trump Tower e il grattacielo al 40 di Wall Street, non c’è bisogno della notifica perché il giudizio è stato emesso dal tribunale della stessa contea.
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Questa mattina il giudice Engoron ha pure emesso un’ordinanza che formalizza la nomina triennale dell’ex giudice Barbara Jones, che già ricopriva questo ruolo, per supervisionare il funzionamento interno della holding dell’ex presidente, la Trump Organization.
Gli avvocati del tycoon sostengono di aver contattato una trentina di società assicurative, ma nessuno, fino ad oggi, intende dargli i soldi. I legali di Trump sono quindi andati in tribunale, spiegando che, nonostante le buone intenzioni, il loro cliente non riesce a raccogliere la somma richiesta e hanno chiesto di ridurla a 100 milioni.
La scorsa settimana Trump ha già dovuto versare il deposito cautelativo per presentare appello alla sentenza che lo ha condannato al pagamento di 91,6 milioni di dollari nella causa per molestie sessuali e diffamazione con la giornalista e scrittrice Jean Carroll. Secondo il New York Times, il patrimonio liquido di Trump in questo momento ammonti a poco più di 350 milioni, molto lontani dai 550 di cui necessita per i due processi.
Secondo Independent, Donald Trump ha inviato ai suoi sostenitori una nota di raccolta fondi intitolata “Tenete le vostre sporche mani lontane dalla Trump Tower! – La folle e radicale democratica AG Letitia James vuole SEQUESTRARE le mie proprietà a New York. QUESTO INCLUDE L’ICONICA TRUMP TOWER!”. Un appello ai suoi elettori a cui poi chiede il loro contributo.
Ieri sera intervistata da Fox News Alina Habba, una dell’esercito di avvocati che difende Trump, alla domanda se l’ex presidente potesse chiedere aiuto a ricchi donatori esteri in Russia o in Arabia Saudita, non lo ha escluso, aggiungendo che non poteva discutere delle strategie del tycoon.
Ieri Scott McFee, il giudice che supervisionava il suo caso di interferenza elettorale in Georgia, ha emesso un certificato di revisione che consente all’ex presidente e ai suoi coimputati di appellarsi contro la sua decisione di consentire al procuratore distrettuale della contea di Fulton, Fani Willis di rimanere in carica. Per ora gli avvocati di Trump non si sono mossi. Invece si è mossa Fani Willis che ha detto che è intenzionata a processare Donald Trump prima delle elezioni di novembre, e intende chiedere al giudice di fissare la data del processo già quest’estate.
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L’ex presidente non solo non trova i soldi da dare in deposito per poter presentare l’appello, ma non trova neanche i fondi per la sua elezione. Secondo i dati depositati alla Federal Election Commission, la campagna di Biden ha 71 milioni di dollari a disposizione, mentre Trump ne ha solo 33,5 meno della metà.
Un divario che secondo Michael Tyler, stratega democratico e direttore delle comunicazioni della campagna elettorale di Biden, è dovuto al fatto che “l’agenda di Trump estremista, tossica, tesa a vietare l’aborto, tagliare la previdenza sociale e promuovere la violenza politica è rifiutata dai finanziatori e non raccoglie per niente il sostegno degli elettori che decidono le elezioni”. “Non sono un matematico, ma penso che abbiamo molto più denaro”, ha aggiunto su X un altro portavoce della campagna di Trump, Ammar Moussa. Ma questi numeri mostrano anche quanto i problemi legali di Trump rischino di rivelarsi una pericolosa zavorra per la sua campagna elettorale.
Save America, il super pac usato per pagare le spese legali dell’ex presidente e molti suoi consiglieri, a febbraio ha speso circa 7 milioni di dollari, di cui 5,6 di parcelle agli avvocati, mentre ne ha raccolti solo 4. Dall’inizio dell’anno il super pac ha speso 8,5 milioni di dollari per le spese legali di Trump, mentre altri 1,8 milioni sono arrivati direttamente dalla campagna elettorale.