Dallo spazio provano a salvare gli animali in estinzione. NASA, l’Agenzia Spaziale Europea e Google Earth Engine hanno collaborato per creare un nuovo sistema, chiamato TCL 3.0 (acronimo di “Tiger Conservation Landscapes”), che monitora in tempo reale la condizione degli habitat delle tigri.
Questi animali nell’antichità cacciavano indisturbati per tutta l’Eurasia, dal Mar Caspio all’estremo Oriente russo, a Sud fino alle isole indonesiane di Sumatra, Giava e Bali. Oggi sono, invece, si sono ridotti a occupare solo una decina di Paesi a causa dell’attività umana, che ha modificato i paesaggi, e del cambiamento climatico che sta distruggendo il loro habitat. Ripristinare o mantenere intatto l’ambiente delle tigri implica avere “acqua pulita e ridurre le emissioni di carbonio”, ha spiegato Eric Sanderson, ecologo e co-autore di uno studio pubblicato su Frontiers in Conservation Science che mostra il loro ruolo cruciale per la salute del pianeta.
Quindi, questo nuovo modello permette agli esperti, e agli Stati coinvolti, di mappare e identificare le aree che necessitano più attenzioni e riguardi attraverso i satelliti che già si trovano nello spazio. Grazie alle informazioni fornite dal sistema – fra immagini ad alta risoluzione e dati raccolti sul campo – è possibile monitorare i cambiamenti dell’habitat in tempo reale e agire di conseguenza con tempestività per evitare l’estinzione della popolazione. Si potranno conoscere nel dettaglio espansione e regressione dei territori occupati.
Inoltre, studiando le mappe, gli esperti hanno individuato 226 “ambienti di ripristino”, cioè nuove aree che idealmente potrebbero essere abitate dalle tigri permettendone la ripopolazione.
Gli esperti delle due agenzie spaziali insieme ai tecnici di Google Earth Engine avevano già lanciato due precedenti sistemi di mappatura: l’analisi dello stato della conservazione della tigre, alla fine degli anni Novanta, e la TCL 2.0, nel 2006. Entrambi però erano statici, cioè fornivano dati con ritardo.