Fuori controllo. Se la prende con tutto e con tutti. Devastato dalla maxi-stangata che gli ha dato il giudice Arthur Engoron per le sue frodi, l’ex presidente, improvvisamente, scopre che alla fine non era così miliardario come voleva far credere.
Oggi i suoi avvocati hanno chiesto alla Corte Suprema di dichiararlo immune dalle accuse di aver tentato di capovolgere il risultato delle elezioni del 2020. In alcuni nuovi documenti depositati, i legali di Trump sostengono che il loro assistito non può essere accusato e incriminato perché stava agendo nella sua funzione ufficiale di presidente durante gli eventi che poi si sono tradotti all’assalto al Congresso del 6 gennaio. “Il presidente non può funzionare, e la presidenza stessa non può mantenere la sua vitale indipendenza”, si legge nell’atto depositato. “Se il presidente affronta un procedimento penale per atti ufficiali una volta che lascia l’incarico”.
Quando la Corte Suprema le settimane scorse aveva accettato di esaminare il caso, ha stabilito che la decisione sarebbe stata presa velocemente. Ma l’iter non è stato particolarmente rapido, con discussioni orali fissate sette settimane dopo, il 25 aprile. La memoria presentata oggi è molto critica per la sentenza collegiale dei tre giudici della Corte d’Appello federale per il Circuito del Distretto di Columbia, che ha respinto all’unanimità la sua tesi secondo cui Trump non potrebbe essere perseguito per le azioni intraprese mentre era in carica.
Anche se il tribunale si muovesse con notevole rapidità ed emettesse una decisione categorica contro Trump entro un mese, molto probabilmente il processo non inizierebbe almeno fino all’autunno, nel cuore della campagna presidenziale. Se il tribunale non si pronuncia prima della fine di giugno o rinvia il caso ai tribunali di grado inferiore per un’ulteriore valutazione della portata di un’eventuale immunità, il processo potrebbe non aver luogo fino a dopo le elezioni.
Nell’immediato l’ex presidente non riesce a trovare una società di assicurazione che gli anticipi parte dei soldi che deve dare come deposito cautelativo per presentare l’appello nl tribunale di New York. Secondo il New York Times, gli mancano circa 150 milioni dei 464 che deve versare in garanzia. Il tempo stringe perché tra sei giorni scadono i termini. E Trump non sa dove trovare questi soldi. Se entro la scadenza fissata al 25 marzo non riuscirà a presentare l’appello, ci sarà il pignoramento di alcune sue proprietà da parte della procura statale di New York.
Finora Trump è stato respinto da trenta società di assicurazione per garantire il prestito da depositare in tribunale in attesa del ricorso contro la sentenza di condanna. Nel caso l’appello venisse accolto, Trump pagherebbe “solo” una ventina di milioni di dollari per il servizio. Ma l’ex presidente, fino ad oggi, non ha trovato nessuno disposto ad anticipare i soldi.

In genere le società di assicurazione che offrono questo tipo di servizio vogliono la garanzia che il prestito venga coperto con contanti, azioni quotate in borsa e buoni del tesoro. Secondo le stime fatte di recente dal New York Times, Trump disporrebbe “solo” di 350 milioni in contanti, una cifra scesa ulteriormente dopo il pagamento di oltre 80 milioni di dollari, destinati alla scrittrice Jean Carroll, che ha vinto una causa per diffamazione. Anche in questo caso Trump ha fatto appello e per questo ha dovuto depositare il totale importo monetario della condanna.
Se entro il 25 marzo l’ex presidente non avrà trovato i soldi per il deposito cautelativo l’Attorney General di New York Letitia James avvierà la pratica per il pignoramento dei suoi beni per un valore pari alla multa. Tra le proprietà che possono finire nel mirino ci sono la Trump Tower sulla Fifth Avenue, o il resort di Mar-a-Lago, in Florida, dove l’ex presidente vive e ha insediato il suo quartier generale elettorale. Secondo le analisi fatte nessuna delle proprietà di Trump da sola vale 450 milioni.
In un post pubblicato su Truth Social l’ex presidente che, ovviamente, rifiuta di assumersi le responsabilità per aver gonfiato il valore delle sue proprietà, se la prende con il giudice Arthur Engoron “che vuole che io paghi centinaia di milioni di dollari prima del mio appello contro la sua ridicola decisione. In altre parole, mi sta togliendo il diritto di presentare ricorso, non si è mai vista una cosa del genere. Sarei costretto a ipotecare o vendere importanti beni, probabilmente a prezzi da svendita, e poi se e quando vinco l’appello, li avrò persi. Ma questo ha un senso? Caccia alle streghe, interferenze elettorali”, conclude con il suo solito ritornello Engoron. Poi passa all’Attorney General di New York, Letitia James, che definisce “razzista e corrotta”.

Da uno scatto d’ira a un altro. Ieri sera in una intervista che gli è stata fatta dal suo ex consigliere Sebastian Gorka, accusato in passato di essere un simpatizzante dei movimenti neonazisti ungheresi, ha detto che “Qualsiasi ebreo che voti per i democratici odia la sua religione”.
Trump nel corso del podcast ha proseguito criticando l’amministrazione Biden e il leader dei senatori democratici Chuck Schumer. “Non penso che odino Netanyahu, penso che odino Israele. E il Partito Democratico odia Israele”, ha proseguito l’ex presidente. Affermazioni smentite dall’Anti-Defamation League, l’American Jewish Committee e dal Jewish Democratic Council of America che hanno condannato le osservazioni dell’ex presidente. Un sondaggio del Pew Research Center condotto nel 2020, quando Trump e Biden si affrontarono per la prima volta, ha rilevato che il 71% degli ebrei americani intervistati si identificava con il Partito Democratico mentre il 26% era repubblicano.
Il genero di Trump, Jared Kushner, che è stato il suo principale consigliere per il Medio Oriente alla Casa Bianca, intervistato dal Guardian sostiene che è convinto che il “lungomare di Gaza” abbia un potenziale “di grande valore immobiliare”. E ritiene anche gli israeliani dovrebbero trasferire i civili palestinesi di Gaza in un’area del deserto del Negev.
“Le proprietà sul lungomare di Gaza potrebbero avere un grande valore se la gente fosse concentrata per migliorare il proprio standard di vita”, ha detto Kushner rispondendo alle domande fatte dal presidente della Middle East Initiative, il professore Tarek Masoud, lamentandosi di “tutti i soldi” che sono stati spesi a Gaza per la rete dei tunnel e le armi invece che per l’istruzione e l’innovazione.