La giunta al potere in Niger ha revocato con effetto immediato un accordo militare che consentiva l’ingresso di personale militare degli Stati Uniti sul territorio della nazione ovest-africana.
La decisione è stata presa in risposta a una visita inaspettata compiuta questa settimana da alcuni funzionari americani, tra cui il generale Michael Langley, capo del Comando Africa degli Stati Uniti, e l’assistente segretario di Stato per gli Affari Africani Molly Phee.
In un intervento alla televisione nazionale, il leader-colonnello Amadou Abdramane ha sostenuto che la missione statunitense abbia violato le convenzioni diplomatiche internazionali e che Niamey non fosse stata informata della composizione del gruppo, della data di arrivo e dell’agenda.
Al momento ci sono circa 1.100 soldati statunitensi in Niger, dove l’esercito USA opera da due basi, tra cui una stazione per droni costruita a un costo di oltre 100 milioni di dollari. La base veniva utilizzata per colpire l’ISIS nella regione del Sahel.
Da quando ha preso il potere con un colpo di Stato nel luglio 2023, la giunta – come anche i regimi militari dei vicini Mali e Burkina Faso – ha cacciato le forze francesi ed europee e si è rivolta alla Russia per ottenere supporto.
“Il Niger deplora l’intenzione della delegazione americana di negare al popolo sovrano nigerino il diritto di scegliere i propri partner e i tipi di partnership in grado di aiutarlo veramente a combattere il terrorismo”, ha dichiarato Abdramane.
“Inoltre, il governo del Niger denuncia con forza l’atteggiamento accondiscendente, accompagnato dalla minaccia di ritorsioni, del capo della delegazione americana nei confronti del governo e del popolo nigeriano”, ha aggiunto.
“Alla luce di tutto ciò”, ha continuato Abdramane, “il governo del Niger revoca con effetto immediato l’accordo relativo allo status del personale militare degli Stati Uniti e degli impiegati civili del Dipartimento della Difesa americano sul territorio della Repubblica del Niger”.