La carne di pitone potrebbe diventare un alimento comune e diffuso come la carne di pollo, se non addirittura sostituirlo. Secondo uno studio pubblicato giovedì su Scientific Reports, la carne di pitone d’allevamento potrebbe offrire infatti un’alternativa più sostenibile e a bassa produzione di emissioni di gas nocivi per l’ambiente rispetto ad altre carni d’allevamento, tanto da poter essere etichettata come Earth-friendly.
Lo studio condotto da Daniel Natusch, Patrick Aust e altri sei scienziati, afferma che l’allevamento di pitoni “può offrire una risposta flessibile ed efficiente” all’insicurezza alimentare legata ai danni prodotti dal cambiamento climatico, in particolare nei paesi in cui le persone affrontano sempre più il problema, e sono già abituate per loro cultura a mangiare carne di rettile. Gli autori dello studio hanno trascorso un anno intero a fare ricerche e a raccogliere dati prendendo in esame gli allevamenti asiatici di pitoni birmani (Python bivittatus) e reticolati (Malayopython reticulatus) in Thailandia e Vietnam, monitorando i loro tassi di crescita.
Queste due razze di pitoni, che raggiungono i 6 metri di lunghezza, sono in grado di crescere molto in fretta e mantenere una condizione fisica ottimale anche durante lunghi periodi di digiuno; rispetto ad altri animali allevati per l’industria alimentare come salmone, pollo, manzo e maiali, necessitano di molto meno cibo per crescere.
Per questo motivo lo studio afferma che allevarli “offre agli agricoltori la flessibilità necessaria per regolare in modo vantaggioso il processo di allevamento e della somministrazione dei mangimi, anche in relazione a fattori esterni imprevedibili”.
I risultati della ricerca sottolineano che la scelta dei pitoni come “cibo del futuro” sarebbe un’alternativa vantaggiosa per gli allevatori, anche perché si riproducono molto più velocemente del normale bestiame e inoltre sono resistenti ai climi estremi. Lo studio ha trovato che “anche nella sua forma attuale, relativamente agli albori, l’allevamento dei pitoni sembra offrire benefici tangibili per la sostenibilità e la resilienza dei sistemi alimentari”.