La fisica Sierra Solter-Hunt, dell’Università dell’Islanda, mette in guardia dai pericoli delle “mega-costellazioni” satellitari in crescita, come quelle lanciate da SpaceX di Elon Musk.
In un nuovo studio, Solter-Hunt suggerisce che i satelliti, cadendo sulla Terra e bruciando, potrebbero indebolire il campo magnetico del pianeta e potenzialmente distruggere parte dell’atmosfera. La fisica stima che in futuro centinaia di migliaia o milioni di satelliti privati potrebbero orbitare intorno alla Terra, principalmente per la connettività a Internet. E quando tutti questi finiranno per ‘spegnersi’, la quantità di polvere di veicoli spaziali nell’atmosfera potrebbe aumentare drammaticamente fino a miliardi di volte il livello attuale.
La sempre più ingombrante presenza di satelliti privati in orbita presenta già oggi diversi problemi logistici per gli astronomi, a causa della loro propensione a interferire con i radiotelescopi ed aumentando il rischio di collisioni con altri veicoli spaziali. Eppure il vero problema potrebbe verificarsi quando finiranno in fiamme (come normalmente avviene quando vengono dismessi).
La polvere del veicolo spaziale risultante potrebbe infatti creare una “rete conduttiva perfetta intorno al nostro pianeta” che potrebbe essere in grado di trasportare una carica elettrica, spiega Solter-Hunt. Se ciò accadesse, la magnetosfera, che normalmente si estende per migliaia di chilometri nello spazio, verrebbe “distorta per rimanere sotto il materiale conduttore”, limitando essenzialmente la sua portata alla ionosfera superiore, ha aggiunto. In parole povere, si formerebbe uno scudo invisibile intorno al nostro pianeta che potrebbe indebolire l’atmosfera.
“Sono rimasto scioccata da tutto ciò che ho scoperto e dal fatto che nessuno abbia studiato questo fenomeno”, ha dichiarato Solter-Hunt a Live Science. “Penso che sia davvero, davvero allarmante”.
Non tutti però nella comunità scientifica sono d’accordo, giudicando la ricerca di Solter-Hunt troppo speculativa. In ogni caso, fa sapere la studiosa, qualsiasi potenziale riduzione dell’atmosfera richiederebbe probabilmente secoli.