L’ennesima strage, l’ennesima tragedia per i migranti nel Mediterraneo: sarebbero oltre 60 i morti di fame e sete su un gommone partito dalla Libia che è rimasto senza motore dopo tre giorni ed è andato alla deriva per una settimana. Ne sono rimasti 25 vivi, raccolti dai volontari a bordo della nave Ocean Viking della ONG SOS Mediterranée. Il gommone era in acque internazionali nella zona Search and Rescue della Libia; e i superstiti dicono che hanno visto volare sulle loro teste aerei ed elicotteri negli ultimi giorni, ma nessuno è venuto a soccorrerli fino alla nave dell’ONG.
È un tratto di mare, quello che sarebbe di competenza libica, dove nessuno interviene se non navi commerciali e quelle delle ONG – oppure le motovedette della cosiddetta Guardia Costiera libica, che l’Italia paga da anni per riportare i migranti indietro, un destino a cui molti preferirebbero la morte. Alcune navi umanitarie sono sotto sequestro in Italia, per aver contravvenuto al cosiddetto “decreto Cutro” che impone di dirigersi verso il porto assegnato subito dopo aver effettuato un soccorso (e quindi senza fermarsi per effettuarne altri). Il governo del resto continua ad assegnare porti a nord per lo sbarco dei migranti, costretti così a ulteriori giorni di navigazione (con aumento dei costi di soccorso).
Alarm Phone, il sito che raccoglie e ridiffonde gli SOS dei migranti, aveva segnalato nei giorni scorsi un gommone con 75 persone a bordo.
I migranti salvati raccontano di aver visto morire i loro compagni giorno dopo giorno, e di averli gettati in mare: fra di loro cinque bambini. Alcuni dei superstiti erano privi di conoscenza, due sono stati evacuati in elicottero.

A bordo della Ocean Viking non sono i soli: la nave umanitaria ha effettuato altri soccorsi e sono 224 le persone raccolte in tutto. Il governo italiano ha assegnato Ancona come “porto sicuro”, “Un viaggio di 1450 chilometri che rischia di peggiorare le condizioni dei superstiti” scrive Sos Mediterranée su X. “Abbiamo chiesto un porto più vicino”.
Scene dell’orrore, purtroppo sempre le stesse. Nel Mediterraneo dal Duemila ad oggi – e sono stime – sono morte almeno 50mila persone.
Nessun governo, di destra o sinistra, negli ultimi anni ha rilanciato l’idea di una missione internazionale che del resto nessuno nell’Unione Europea vuole: troppo politicamente bollente. Il governo di Giorgia Meloni in Italia continua a ripetere che il problema non è salvare i migranti ma impedire loro di partire, e impedire ai cosiddetti “scafisti” di trafficare essere umani mettendoli sulle barche; a questo scopo vuole avviare il cosiddetto “piano Marshall” per l’Africa.
Per ora però i migranti – nel Mediterraneo come dall’America Latina – continuano a partire verso l’Europa e il Nord America, anche consapevoli di rischiare di morire. Le stragi, una dopo l’altra, fanno raramente notizia; succede solo quando i morti sono tanti, o quando muoiono sulla costa a portata di telecamere, come avvenuto a Cutro in Calabria nel 2023. Molti preferiscono non sapere.
