TikTok, la popolare app di condivisione video, potrebbe presto cambiare proprietà.
Meno di 24 ore dopo l’approvazione alla Camera dei rappresentanti USA di un disegno di legge che obbligherebbe la cinese ByteDance a vendere la sua app a un acquirente statunitense per non fronteggiare un blocco a livello nazionale, a farsi subito avanti è stata una cordata di imprenditori americani.
L’ex segretario al Tesoro di Trump, Steven Mnuchin, ha dichiarato giovedì che sta mettendo insieme un team di investitori per presentare un’offerta di acquisto per il social network.
“È una grande azienda e metterò insieme un gruppo per acquistare TikTok”, ha dichiarato Mnuchin alla CNBC giovedì mattina. A suo dire, l’app probabilmente non è redditizia ma “vale comunque un sacco di soldi”, specificando che nessun membro della cordata avrà un controllo superiore al 10%.
“Non è possibile che i cinesi permettano a un’azienda statunitense di possedere una cosa del genere in Cina”, ha dichiarato.
Nonostante l’acqua alla gola dell’applicazione – che spera di vedere la misura bocciata al Senato (come del resto sembra auspicare anche l’ex capo di Mnuchin, Donald Trump) – non sarà certo una trattativa semplice. Una norma cinese emanata nel 2020 equipara infatti TikTok a “tecnologia sensibile” che non può essere ceduta a nessuna azienda al di fuori della Cina. Le autorità di Pechino hanno inoltre dichiarato di essere contrarie a qualsiasi vendita forzata che includa la cessione a un proprietario straniero, men che meno statunitense.
TikTok, che vanta oltre 150 milioni di utenti negli Stati Uniti, è una società interamente controllata dall’azienda tecnologica cinese ByteDance Ltd.
I membri del Congresso sostengono tuttavia che ByteDance sia sotto il controllo occulto del governo cinese, che avrebbe il diritto di richiedere in qualsiasi momento l’accesso ai dati dei clienti dell’app negli Stati Uniti, costituendo perciò una grave minaccia alla sicurezza nazionale. All’origine della preoccupazione c’è una serie di leggi sulla sicurezza nazionale in Cina che impongono alle aziende di collaborare con la raccolta di informazioni di intelligence.