Cinque dei 45 finalisti del Premio Pulitzer per il giornalismo di quest’anno hanno dichiarato che l’intelligenza artificiale ha contribuito alla ricerca, al reportage o alla presentazione delle rispettive storie.
La rivelazione, un nuovo requisito richiesto dal Consiglio del Pulitzer, segna una notevole accettazione della nuova tecnologia da parte degli organizzatori, nonché un riconoscimento del fatto che il legame tra giornalismo e AI si è rafforzato, come dimostrano le partnership di OpenAI con l’Associated Press, l’editore tedesco Axel Springer e l’American Journalism Project.
“Fino a poco tempo fa, gli strumenti dell’AI avevano la reputazione di ‘Oh no, sta arrivando il diavolo!’”, ha dichiarato ‘amministratrice del Pulitzer, Marjorie Miller, “il Consiglio è ora interessato a conoscere le sue capacità e i suoi pericoli”. Lo scorso luglio – lo stesso mese in cui OpenAI ha stretto un accordo con l’Associated Press, un professore della Columbia Journalism School ha organizzato un corso intensivo di AI per il Pulitzer Board, con l’aiuto di alcuni esperti del settore.
La stessa Miller ha poi spiegato che il Consiglio non ha mai preso in considerazione l’idea di limitare l’uso dell’IA, perché riteneva che ciò avrebbe scoraggiato le redazioni ad esplorare i benefici della tecnologia in questione. Pur concentrandosi sulle applicazioni dell’AI generativa, il gruppo ha dedicato molto tempo anche alle delicate tematiche riguardanti le leggi sul copyright, la privacy dei dati e i pregiudizi nei confronti dei modelli di apprendimento automatico.
Naturalmente, sembra scontato che nei prossimi mesi e negli anni a venire l’AI interesserà da vicino anche altre prestigiose manifestazioni. Tra queste, vi saranno quasi certamente anche i George Polk Awards, uno degli eventi principali del panorama giornalistico statunitense. Il curatore dei premi, John Darnton, ha infatti dichiarato che l’organizzazione del concorso inizierà a sviluppare formalmente una politica di divulgazione dell’IA a partire dall’ormai imminente primavera, subito dopo la consegna dei riconoscimenti di quest’anno.
La direzione dei Polk Awards sta valutando se l’intelligenza artificiale generativa sia in linea con lo spirito del concorso, che premia “non le organizzazioni giornalistiche o gli editori, ma gli stessi reporter investigativi”. Il premio prende il nome da George Polk, un giornalista assassinato nel 1948, mentre seguiva la guerra civile greca.
“Se l’AI fosse una parte essenziale di un intero progetto, la guarderei con sospetto-ha dichiarato Darnton- in quanto la maggior parte dei lavori investigativi si basa su un qualche tipo di giudizio morale”.