Sta per arrivare sul mercato americano una pianta geneticamente modificata bioluminescente battezzata “Firefly Petunia” poiché i suoi boccioli che si illuminano dopo il tramonto ricordano le lucciole nel buio.
Light Bio è l’azienda americana con sede in Idaho che le produce e che lo scorso settembre ha ottenuto il permesso del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti per vendere le sue petunie nel Paese, che presumibilmente verranno distribuite sul mercato a partire da aprile.
Questa pianta che brilla di luce propria è stata realizzata in laboratorio dall’azienda americana che nel contesto di una collaborazione con l’azienda russa Planta ha sviluppato un un progetto innovativo di bioingegneria. Come si evince dallo studio pubblicato sulla rivista Science Advances, ciò ha permesso la scoperta di un nuovo gene sintetico simile e ispirato a quello dei funghi bioluminescenti Neonothopanus nambi già esistenti in natura, che sono stati sintetizzati, modificati e innestati nel DNA della pianta.
La luminescenza della Firefly Petunia avviene poiché il nuovo gene sintetico funziona mettendo in relazione l’uso dell’energia con la produzione di luce, traducendo quindi il metabolismo interno della pianta in uno effetto luminoso che cambia costantemente. Il metabolismo energetico del fiore funziona quindi secondo un meccanismo biologico interno che crea la produzione di luce “organica”.
Al di là dell’aspetto estetico particolarmente affascinante di questa pianta luminosa, gli autori dello studio puntualizzano che si tratta di una ricerca che apre a nuove sperimentazioni nel campo della biologia sintetica.
Secondo i ricercatori, il nuovo gene individuato dal team guidato da Karen Sarkisyan è, rispetto a quelli studiati in precedenza, semplificato e la sua versatilità lo rende ideale per essere utilizzato nella biologia sintetica. “Il gene in questione è più piccolo e compatto di quelli sviluppati in precedenza e potrebbe essere impiegato con più facilità anche nell’ingegnerizzazione di altri organismi che non lo possiedono naturalmente”, spiegano gli scienziati.
Inoltre, sussistono alcuni non trascurabili vantaggi a favore della manutenzione della pianta: la luce prodotta dalle piante modificate geneticamente è emessa in modo costante e senza bisogno di particolari accorgimenti. Ciò significa che non serve esporle alla luce o nutrirle con concimi specifici.
Sarkisyan, che è anche uno dei cofondatori della Light Bio, puntualizza che nell’ottica degli sviluppi futuri, oltre a cercare di rendere le piante almeno 100 volte più luminose, la ricerca adesso si concentra su come potere sviluppare questa caratteristica della bioluminescenza in un segnale che le piante emettono per comunicare il loro stato di salute, che possa essere utile per monitorare la progressione delle malattie e selezionare i farmaci migliori per la loro cura. “Ciò renderà questa tecnologia ancora più efficace”, ha concluso lo scienziato.