Mission Impossible per Robert Hur, l’inquirente speciale nominato dal Dipartimento della Giustizia per indagare sui documenti che Joe Biden, quando era vicepresidente, aveva conservato nel garage di casa sua in Maryland che, per ore, è stato interrogato dai parlamentari di due commissioni della Camera.

A conclusione delle indagini nel suo equilibrismo giudiziario Hur probabilmente voleva trovare un escamotage per non prosciogliere del tutto Biden, per il quale non aveva le prove che avesse commesso un crimine, e nello stesso tempo non assolverlo, sfregiando con un letale commento la sua reputazione. Un equilibrismo giudiziario per cercare di mitigare una decisione che avrebbe scontentato i repubblicani, ma che per i suoi giudizi personali sullo stato mentale del presidente ha scontentato anche i democratici.
L’audizione è avvenuta davanti alle due stesse commissioni in cui hanno la maggioranza i repubblicani, i cui presidenti sono due fedelissimi di Trump, che hanno già avviato l’inchiesta per l’impeachment di Biden per le vicende del figlio Hunter e che hanno messo sotto impeachment il ministro per la Homeland Security, Alejandro Mayorkas, per la situazione al confine con il Messico.
Hur, dopo aver condotto l’inchiesta, non ha incriminato il presidente, ma nello stesso tempo ha “avvelenato” la sua conclusione aggiungendo nel suo rapporto conclusivo che aveva trovato Biden “un uomo anziano empatico, ben intenzionato, con scarsa memoria”. Opinione che, rivolta a un candidato per la Casa Bianca, ha creato un pandemonio politico. Un non luogo a procedere per mancanza di prove con una perfida opinione personale da parte di un inquirente che, nel corso dell’udienza, ha detto di essere iscritto al partito repubblicano. “Ma la politica non ha nulla a che fare con la mia decisione”, ha voluto precisare più volte Hur. Le conclusioni dell’inquirente speciale non sono piaciute neanche ai repubblicani che nell’anno delle elezioni presidenziali avrebbero voluto il candidato democratico alla Casa Bianca incriminato come il candidato repubblicano Donald Trump per la vicenda dei documenti segreti portati via dalla Casa Bianca e nascosti a Mar A Lago.
Having been a federal prosecutor, I know you don’t disparage a witness while declining to prosecute them.
Not if you’re a professional, instead of a partisan.
And yet — that’s exactly what Robert Hur did.
He made a choice.
And it was a terrible one. pic.twitter.com/BlgFqgB70R
— Adam Schiff (@RepAdamSchiff) March 12, 2024
“La mia valutazione nel rapporto sull’importanza della memoria del presidente era necessaria, accurata e giusta” ha continuato a ripetere Hur. “Non ho mitigato la mia spiegazione. Né ho denigrato ingiustamente il presidente. Ho spiegato al segretario alla Giustizia la mia decisione e le ragioni che mi hanno portato al giudizio. Questo è ciò che dovevo fare”.
Mentre Hur difendeva la sua indagine, delineando nello specifico il caso legale e i motivi per cui non ha incriminato Joe Biden, i membri della Commissione Giustizia della Camera combattevano una battaglia parallela sulle conseguenze politiche molto più soggettive del rapporto dell’inquirente speciale.
L’udienza ha dato ai parlamentari di entrambi i partiti l’opportunità per mettere in cattiva luce sia Joe Biden che Donald Trump. Il primo affondo è stato fatto dal presidente della Commissione Giustizia della Camera Jim Jordan che nella dichiarazione di apertura ha mostrato i video in cui Biden ha confuso i leader di Egitto e Messico, affermando che Hur ha stabilito che Biden “ha infranto la legge” e “illegalmente” ha trattenuto materiale riservato dopo la fine dell’amministrazione Obama.
Subito dopo il deputato Jerry Nadler, il massimo democratico nella commissione, ha mostrato un video di Trump che confonde, travisa e inventa avvenimenti, affermando poi che Hur ha completamente esonerato la condotta di Biden.
After the release of the Hur Report, the contrast is clear between President Biden and former President Trump.
Trump is wholly unfit for office and a man who at the very least, ought to think twice before accusing others of cognitive decline.https://t.co/kOlfgmcHdl
— Rep. Nadler (@RepJerryNadler) March 12, 2024
Robert Hur, procuratore federale in Maryland durante l’amministrazione Trump, venne nominato consulente speciale nel gennaio 2023 dall’Attorney General Merrick Garland dopo che alcuni assistenti del presidente avevano contattato il Dipartimento della Giustizia perché avevano casualmente trovato alcuni scatoloni con le agende di Biden di quando era vicepresidente. Note personali, appunti su cose da dire e discutere con l’allora presidente Obama, impressioni dopo le riunioni di gabinetto. Materiale che fece leggere a un ghostwriter per scrivere una biografia. Non se ne fece nulla. Il libro non fu scritto e il materiale rimase abbandonato sul soppalco del garage. Ma era il momento in cui tutti i riflettori della politica e della giustizia erano puntati su Mar A Lago e sugli scatoloni con i dossier top secret (tra cui anche i piani di invasione dell’Iran preparati dal Pentagono) che l’ex presidente aveva portato via dalla Casa Bianca e poi nascosto nella cantina della sua residenza in Florida. Bugie e ostruzionismo che alla fine hanno portato a una incriminazione formale con 37 capi d’accusa.
Così, anche se la vicenda aveva poche similitudini con quella di Donald Trump, per il quieto vivere politico Garland nominò Robert Hur, che nella sua indagine ha condotto 173 interrogatori di 147 testimoni, compreso Biden che, come ha reso noto lui stesso, si è reso disponibile per 5 ore tra il l’8 e il 9 ottobre scorso, subito dopo gli attacchi di Hamas in Israele del 7 ottobre.
A fine udienza, fuori dall’aula, i parlamentari repubblicani e democratici intervistati dai canali all news hanno dato visioni completamente opposte del risultato ottenuto dall’audizzion. I difensori di Trump hanno ripetutamente cercato di paragonare la vicenda di Biden con quella dei documenti top secret nascosti dall’ex presidente a Mar A Lago, accusando Hur e il Dipartimento di Giustizia di aver usato due pesi e due misure.
Quelli democratici, invece, hanno sottolineato la strumentalizzazione politica che è stata fatta di questa vicenda definita “insignificante” dalla parlamentare Pramila Jayapal.