A un passo dal molo Ichnusa, immersa nelle temperature caraibiche del Golfo di Cagliari, nella sede dell’emittente TeleSardegna si ripete ogni giorno il piccolo miracolo di una tv che vibra su frequenze femminili: dalla proprietaria Caterina Cosseddu, nuorese come Grazia Deledda e la neo governatrice della Sardegna Alessandra Todde, alla direttrice di marketing Stefania Campus, fino ad arrivare alla giovane cronista Claudia Sancius, nella squadra che il direttore Anthony Muroni ha coordinato in una maratona elettorale durata due giorni, durante lo snodo storico che ha portato l’isola a eleggere il primo presidente donna della storia autonomista della Sardegna.
Luogo di solidarietà e sinergia femminile, ieri come oggi: la sede di TeleSardegna è la ex Manifattura Tabacchi, nata nel ‘700 sulle rovine di un convento distrutto durante la dominazione spagnola. Durante tutto l’800 raggiunse piena attività fino alla chiusura agli albori del 2000. Ma il regno delle sigaraie è ancora luogo in cui si rafforza la sinergia femminile, quasi ad aver respirato il genius loci.
I dati pubblicati sul più recente report Istat sull’occupazione femminile, in relazione alla Sardegna destano preoccupazione: la donna rimane senza occupazione divenendo, ipso facto, comodo ammortizzatore sociale. La crisi lavorativa in Sardegna, specie dal post pandemia, è sempre meno congiunturale e più strutturale, basti analizzare il documento su “Offerta di nidi e servizi integrativi per la prima infanzia” pubblicato dall’Istat alla fine del 2023 che registra una distanza siderale dal target europeo, e dal resto d’Italia.
Ma c’è chi non si arrende. Se finora il matriarcato sardo evocava una poetica dimensione letteraria, onirica e non documentabile, oggi la realtà compie un viraggio. Quali persone e quali gesti oggi rappresentano il cambiamento sulla scena del mondo. Un mondo che è composto di porzioni raccontabili, cioè le azioni di quelle donne senza le quali la realtà del riequilibrio di genere rischia di essere una mera percezione.
Dal local al glocal il passo e breve, e TeleSardegna è quella rivoluzione sub specie Sardiniae, che racchiude il risveglio della terra dai silenzi ancestrali, come le sue pietre nuragiche. Il segreto è nell’obiettivo aziendale, servire il pubblico e non accanirsi alla disperata ricerca di spazi pubblicitari. Lo spettatore ha capito, eccome.
Caterina Cosseddu, proprietaria dell’azienda da oltre vent’anni, oltre a far emergere la straordinaria peculiarità del sistema radiotelevisivo locale, è divenuta pian piano voce della coscienza democratica dell’isola e del suo patrimonio di valori civili, bisogni, esigenze. Insomma lo zeigeist di una realtà millenaria è in mano a donne che hanno saputo consegnare la terra di Grazia Deledda e dei colossi archeologici di Mont’e Prama, all’epoca moderna, traghettarla attraverso la transizione digitale e un’innovazione tecnologica senza precedenti, componendo un organico tuttora a maggioranza femminile.
Si potrebbe facilmente cavalcare l’hype della rivoluzione sub femminista, o qualsiasi altro luogo comune d’ultima tendenza, se non fosse che il “rumore delle donne” nella terra del silenzio è la totale normalità da ben 45 anni per TeleSardegna che dalla politica al mondo del lavoro, dalla sfera della generazione Zeta allo sport, con grande apertura all’Europa pur nella tutela della peculiarità linguistica sarda compie un viraggio nel modo di costruire la Storia con le storie.