Nel pomeriggio di ieri, presso la sua residenza di Mar-a-Lago, Palm Beach, l’ex presidente statunitense Donald Trump ha ospitato il primo ministro ungherese Viktor Orbán. Lo staff dell’attuale candidato repubblicano ha poi affermato che i due “si sono incontrati per discutere su un’ampia gamma di questioni che riguardano l’Ungheria e gli Stati Uniti, inclusa l’importanza fondamentale di confini forti e sicuri, per proteggere la sovranità di ogni nazione”.
Anime gemelle insomma, e incontrando Orbán, Trump indica chiaramente, se ce ne fosse bisogno, dove sono le sue simpatie all’interno dell’Unione europea (e il viaggio del premier ungherese non può che irritare profondamente Bruxelles). Orbán, aperto sostenitore della “democrazia illiberale”, ha cercato di trasformare il suo paese in uno stato autoritario, resistendo allo stesso tempo alle pressioni della NATO, è stato criticato per l’indebolimento dell’autonomia del sistema giudiziario e il soffocamento dei media indipendenti. Il leader politico europeo, inoltre, ha sempre avuto (e li ha tuttora nonostante l’invasione dell’Ucraina) stretti legami con il presidente russo Vladimir Putin, personalità sicuramente invisa oltreoceano.
Naturalmente, il meeting tra il tycoon e Orbán non è passato inosservato dalla campagna presidenzale democratica. Il presidente Biden, nel corso di un comizio in Pennsylvania, ha criticato aspramente l’incontro avvenuto in Florida, dichiarando: “Sapete chi ospiterà oggi Trump a Mar-a-Lago? Orbán dell’Ungheria, che ha affermato categoricamente di non ritenere che la democrazia funzioni. Io vedo un futuro in cui difenderemo la democrazia, di certo non la sminuiremo”.

Prima di vedere Trump, il leader politico del Vecchio Continente aveva presenziato ad un evento privato della Heritage Foundation, un think tank conservatore di Washington. Al termine dell’iniziativa, Orbán aveva dichiarato: “Sostenere le famiglie, combattere l’immigrazione clandestina e difendere la sovranità delle nostre nazioni. Questo è il terreno comune per la cooperazione tra le forze conservatrici dell’Europa e degli Stati Uniti”.
Stando a quanto riferito da diversi media americani, vista la sua ostilità nei confronti dei migranti e della comunità LGBTQ, Orbán è un beniamino di molti repubblicani di fede MAGA. Al termine dell’incontro di venerdì, lo stesso tycoon ha elogiato il primo ministro ungherese, affermando: “Non è assolutamente una figura controversa. Quando dice ‘Questo è il modo in cui andranno le cose’ è ciò che poi accade. Lui è il capo”.
“L’Ungheria ha bisogno di pace”, ha invece comunicato Orbán, “il nome della pace: Donald Trump”. “Se Trump fosse stato eletto presidente degli Stati Uniti nel 2020, la guerra in Ucraina, giunta al suo terzo anno, non sarebbe scoppiata”, ha infine spiegato il ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó, presente al meeting di Palm Beach, “mentre il conflitto in Medio Oriente si sarebbe risolto più rapidamente”.
Quattro anni fa, il governo Orbán ha sostenuto Trump nel corso delle elezioni, avendo successivamente rapporti gelidi con l’amministrazione Biden, che non ha invitato l’Ungheria ad un vertice sulla democrazia organizzato dopo l’insediamento del presidente. Funzionari ungheresi hanno inoltre accusato l’ambasciatore americano, l’ex avvocato per i diritti umani David Pressman, di interferire negli affari interni del governo.