Resistono giornalisti e tecnici della agenzia di stampa nazionale argentina Télam, sospesa forzosamente dal presidente Javier Milei dopo quasi ottant’anni di attività perché agirebbe come “propaganda kirchnerista”. Sigillata la sede, vuoti i parcheggi dal primo marzo, oscurato il sito web e tutto il suo archivio con la dicitura “pagina in ricostruzione”. Ma adesso c’è un portale di notizie alternativo, “somostelem.com”, presentato dai giornalisti come un’iniziativa di resistenza. Molto semplificato rispetto al precedente, oggi è tutto dedicato alla Giornata della Donna oltre che al conflitto riguardante l’agenzia, con la solidarietà del premio Nobel per la Pace, Adolfo Pérez Esquivel, e le reazioni della stampa internazionale di fronte a questo giro di vite del neopresidente ultraconservatore.
Da un account X, i dipendenti hanno ribadito la loro volontà di battersi per conservare il loro posto di lavoro, ricordando fra l’altro che una legge del 1974 “sulle società statali – e questa è la personalità giuridica di Télam – stabilisce che anche la loro chiusura deve passare da un’apposita legge approvata dal Parlamento”.
In questi giorni deputati nazionali e senatori di diversi partiti politici hanno già presentato diversi progetti legislativi per garantire la continuità dell’attività dell’agenzia.
Télam è la più grande agenzia di stampa statale dell’America Latina, fondata il 14 aprile 1945 per volere di Juan Domingo Perón, allora Segretario del lavoro e della sicurezza sociale. Nacque come società mista formata da capitale pubblico e privato. Nei suoi 78 anni di storia ha già attraversato alcuni tentativi di chiusura ma anche massicci licenziamenti.
Nell’agenzia lavorano circa 700 persone tra cui giornalisti, fotografi e amministratori. I dipendenti di Telam avevano ricevuto tramite e-mail la comunicazione che li invitava a non svolgere le loro mansioni per sette giorni tramite una e-mail firmata dal revisore dei conti Diego Chaher.
L’assemblea dei lavoratori ha allora emanato un comunicato secondo cui “il governo nazionale sta portando avanti uno dei peggiori attacchi alla libertà di espressione negli ultimi 40 anni di democrazia”.
In un discorso in parlamento una settimana fa, Javier Milei aveva annunciato lo stop affermando che seguiva la linea della già annunciata chiusura dell’INADi- Instituto Nacional contra la Discriminación, la Xenofobia y el Racismo – organismo che secondo lui “buttava via milioni di pesos per mantenere militanti”.
Il portavoce del governo argentino, Manuel Adorni, ha dichiarato che la decisione di chiudere Télam risponde a una promessa elettorale e “non ha nulla a che fare con il pluralismo dell’informazione o dei media né con questioni che hanno a che fare la libertà di stampa”. Inoltre ha aggiunto che Télam ha accumulato quest’anno perdite di circa 24 milioni di dollari.