Un accordo politico tra Israele e Hezbollah da raggiungere entro il 15 marzo, altrimenti la guerra da Gaza si estenderà anche al Libano.
Ad imporre l’ultimatum sarebbero state le autorità di Tel Aviv alla milizia filo-iraniana, che da mesi colpisce obiettivi militari e civili al confine settentrionale dello Stato ebraico in solidarietà con la battaglia di Hamas nella Striscia.
Gli israeliani avrebbero informato i Paesi occidentali di aver fissato una “scadenza al 15 marzo per raggiungere un accordo politico con il Libano”, dopo la quale “intensificheranno le operazioni militari fino a una guerra di vasta portata”, secondo quanto dichiarato da alcuni diplomatici occidentali al quotidiano al-Akhbar (ideologicamente vicino ai miliziani sciiti).
La notizia è stata tuttavia formalmente smentita da un funzionario di Tel Aviv, che l’ha definita “senza fondamento” alla radio pubblica Kan.
Mercoledì il ministro della Difesa Yoav Gallant era peraltro parso preannunciare contromisure ai continui attacchi del gruppo contro Israele nel suo incontro con l’inviato speciale degli Stati Uniti nella regione, Amos Hochstein.
Citando funzionari occidentali, Al-Akhbar ritiene che le dispute tra Hezbollah e Tsahal non si fermeranno prima di un accordo per una tregua a Gaza. Secondo il giornale, la diplomazia USA ritiene che un’intesa tra Beirut e Gerusalemme debba includere una soluzione alle dispute frontaliere, in particolare nell’area del Monte Dov. L’accordo potrebbe poi richiedere il dispiegamento dell’esercito libanese (in funzione di contrasto ad Hezbollah) nel Libano meridionale.