Un nuovo processo contro Roman Polanski si è aperto a Parigi: il regista novantenne franco-polacco è stato denunciato per diffamazione dall’attrice inglese Charlotte Lewis, che già lo aveva accusato di violenza sessuale.
Lewis, 56 anni, era presente in udienza, pantaloni neri e golf a collo alto; Polanski – che abita nella capitale francese – era rappresentato dai suoi avvocati.
Ricostruiamo la vicenda: nel maggio 2010, durante il festival di Cannes, Charlotte Lewis dichiarò che Polanski l’aveva “aggredita sessualmente nel modo peggiore” nel 1983, a casa di lui, quando lei aveva appena 16 anni. Tre anni dopo l’attrice recitò nel film Pirati del regista. All’epoca non lo aveva denunciato. Nel 2010 dichiarò di voler parlare per dimostrare che il “caso Samantha Gailey” non era isolato: si tratta della donna che quando aveva tredici anni, nel 1977, ebbe un rapporto sessuale con Polanski, poi sfociato nel celebre caso di violenza su minore (sodomia, uso di droga) intentato proprio nel 2010, che spinse il regista a lasciare gli Stati Uniti.
L’accusa di diffamazione è relativa a un’intervista del 2019 alla rivista Paris Match in cui Polanski definiva le parole di Lewis una “odiosa menzogna”: “la prima qualità del bravo bugiardo è avere una memoria eccellente, si cita sempre Charlotte Lewis nella lista delle mie accusatrici senza parlare delle sue contraddizioni” disse il regista, e ricordò le frasi attribuite nel 1999 a Lewis dal tabloid News of the World (oggi scomparso): “volevo essere la sua amante… forse lo volevo più di lui”. Citazione “non accurata”, aveva smentito Lewis nel 2010.
In questo ping pong di accuse lungo i decenni, bisogna ricordare che Polanski (regista di indubitabile grandezza, con una carriera costellata di premi fra cui l’Oscar per la miglior regia nel 2003 per Il pianista), ha accumulato anche oltre al “caso Gailey” accuse di violenza sessuale da parte di una decina di donne; tutte emerse quando i fatti erano caduti in prescrizione, accuse che del resto ha sempre smentito.
Tuttavia Polanski non può più mettere piede negli Stati Uniti pena l’arresto, ed evita i paesi dove la giustizia potrebbe decidere di estradarlo verso gli Usa, mentre in Francia un ampio movimento di attori, attrici e cineasti lo sostiene. Molti considerano il caso Polanski una ingiusta persecuzione, molti altri un esempio tipico dei fenomeni di violenza denunciati dal movimento #metoo.