Erano passati solo cinque giorni dalle elezioni in cui Donald Trump era stato sconfitto quando l’avvocato conservatore Kenneth Chesebro ebbe l’idea sul modo in cui il risultato si sarebbe potuto ribaltare.
Un piano che sembrerebbe uscito dalla penna di Barry Levinson, il regista, scrittore e soggettista dei film di satira politica come Man of The Year o Wag the Dog, in cui humor, finzione e graffianti travisamenti elettorali si mescolano creando paradossi politici. Chesebro non perse tempo e in una e-mail propose il suo piano a James Troupis un ex giudice suo amico che lavorava per la campagna Trump in Wisconsin.
Il Washington Post pubblica con dovizia di particolari il piano elaborato inizialmente per lo Stato del Wisconsin e che poi, secondo la strategia orchestrata dal presidente sconfitto, avrebbe dovuto essere implementata negli Stati in cui Biden aveva vinto con un margine minimo.
Le mille e 400 pagine di documentazione sono state depositate in tribunale in una causa intentata dallo studio legale Law Forward e dall’Institute for Constitutional Advocacy and Protection del Georgetown University Law Center contro Chesebro, Troupis e i falsi elettori del Wisconsin. La causa è stata intentata per conto dei legittimi Grandi Elettori del Wisconsin e dall’Attorney General dello stesso Stato.
Per capire il meccanismo del raggiro, bisogna capire il meccanismo elettorale americano, un sistema farraginoso e obsoleto varato dai Padri Fondatori quando comunicare e viaggiare dagli Stati a Washington era difficile e richiedeva tempo. Contrariamente a quanto si crede non è il voto popolare che elegge il presidente, ma il voto dei Grandi Elettori che sono 538. I Grandi Elettori sono assegnati negli Stati in base al numero dei parlamentari che ogni Stato ha e sono l’espressione indiretta del voto popolare. Votando Trump o Biden significa che il Grande Elettore in rappresentanza dei due candidati della Circoscrizione elettorale dello Stato in cui si vota, voterà poi per il presidente.

Per essere eletti alla Casa Bianca serve il voto di almeno 270 Grandi Elettori. Dopo le elezioni, generalmente il primo mercoledì della seconda settimana di dicembre, i Grandi Elettori si riuniscono nelle capitali dei loro Stati e consegnano al governatore i risultati elettorali che vengono portati a Washington al Congresso, che è l’organo deputato al conteggio finale. Il Congresso si riunisce il primo mercoledì di gennaio in una seduta congiunta presieduta dal vicepresidente e certifica la vittoria.
Il piano elaborato dall’avvocato Chesebro prevedeva per prima cosa la necessità di creare confusione. Tanta confusione con una valanga di menzogne. Più bugie venivano raccontate sui brogli elettorali e maggiori probabilità di successo ci sarebbero state per il piano. Era necessario istillare il dubbio della legittimità della vittoria di Biden. Bisognava gridare che le elezioni erano state rubate, che i brogli avevano condizionato il risultato, che migliaia di schede erano fasulle, che i satelliti collegati con i termostati dei seggi elettorali erano in grado di cambiare il voto nelle macchine elettroniche che contavano le schede. Follie che Rudolph Giuliani, Sidney Powell e Jenna Ellis, tre degli avvocati dell’ex presidente, dovevano raccontare fuori dai tribunali in tutto il Paese. Poco importava che i magistrati respingevano le loro farneticanti teorie. L’importante era raccontare queste storie, creare confusione, istillare il seme del dubbio per far presa su quelli a cui il risultato elettorale non era piaciuto.
Il secondo passo era quello che, dopo aver creato la “nuvola confusionale”, così la definisce Chesebro nelle sue e-mail, bisognava incoraggiare le legislature amiche dei vari Stati in cui Biden aveva vinto con margini modesti a nominare Grandi Elettori “alternativi”. Per questo passo era necessario che i parlamenti statali, basandosi sulla confusione creata, mettessero in dubbio l’elezione dei Grandi Elettori legittimi per sostituirli con quelli scelti da loro e così certificare la vittoria di Trump.
“Come minimo, con una tale nuvola di confusione, nessun voto del WI (e forse anche del MI e della PA) dovrebbe essere conteggiato. Abbastanza per i parlamenti statali per nominare altri Grandi Elettori per il nostro presidente”, ha scritto Chesebro a Troupis, riferendosi agli Stati altalenanti del Wisconsin, del Michigan e della Pennsylvania.
Troupis immediatamente portò Chesebro nel team legale di Trump, ordinandogli di esporre la strategia in una serie di promemoria che ora sono allegati agli atti dell’incriminazione di Donald Trump da parte dello Special Couselor Jack Smith.
Settimane dopo – con l’aiuto di Reince Priebus, l’ex Capo dello staff della Casa Bianca – Chesebro ebbe un incontro con Donald Trump alla Casa Bianca.
Le e-mail sono la prima prova conosciuta del coinvolgimento di Chesebro nel “Falso complotto dei Grandi Elettori” rilasciato lunedì insieme a oltre 1.400 pagine di messaggi telefonici ed e-mail appartenenti a Troupis e Chesebro mentre discutevano la causa intentata dallo Stato del Wisconsin.
I documenti mostrano come la strategia della campagna non sia stata progettata per vincere in tribunale ma per alimentare gli sforzi politici per ribaltare il risultato. E sottolineano il ruolo centrale che Troupis – in precedenza una figura sconosciuta nel tentativo di ribaltare le elezioni e che invece ha svolto un ruolo importante nel portare avanti i piani.
I messaggi descrivono anche in dettaglio come Chesebro sia riuscito a mettere i documenti contraffatti con i nomi dei falsi Grandi Elettori nelle mani di numerosi parlamentari alleati di Trump. Chesebro – che ha patteggiato il verdetto di colpevolezza in Georgia per il suo ruolo relativo al piano – andò a Washington il 6 gennaio 2020 e mandò alcune foto e messaggi al giudice Troupis, che in risposta gli scrisse “Goditi ciò che hai reso possibile oggi”, mentre i sostenitori di Trump assaltavano il Congresso.

I promemoria di Chesebro sono stati fondamentali per l’accusa federale contro Trump di aver tentato di ribaltare le elezioni del 2020. Sono presentati come prova di come i piani della campagna di Trump siano passati dalle sfide legali a quello che i pubblici ministeri descrivono come un complotto criminale per architettare “una falsa controversia che farebbe deragliare la corretta certificazione di Biden come presidente eletto”.
I promemoria sono diventati anche la base per la strategia perseguita dall’avvocato John Eastman e da Trump, che un giudice federale ha definito un “colpo di stato alla ricerca di un appiglio legale”.
Molti dei documenti si riferiscono a un incontro del 15 dicembre 2020 tra Troupis e Chesebro con Trump nello Studio Ovale in cui Reince Preibus chiese loro di mantenere segreto l’incontro e di non portare nulla da far firmare a Trump. “Reince è stato molto esplicito nel suo ammonimento secondo cui nulla del nostro incontro con il presidente può essere condiviso con nessuno”, ha scritto in un’altra e-mail Troupis a Chesebro.
Sebbene i piani fossero stati originati per ribaltare il voto in Wisconsin, altri messaggi nei giorni successivi mostrano che era diventata la Georgia la chiave per raggiungere i loro obiettivi.
“Se i risultati della Georgia venissero pesantemente contestati e portati davanti alla Corte Suprema prima del 6 gennaio Pence avrebbe l’autorità per rifiutare di accettare la certificazione elettorale”, ha scritto Chesebro il 26 dicembre 2020.
La mattina del 6 gennaio, Chesebro in una email afferma di aver concordato con Michael Roman (imputato nel processo in Georgia e quello che ha scoperto la love story della procuratrice distrettuale Fani Willis con uno degli inquirenti assunti nelle indagini), che era il direttore delle operazioni della campagna Trump, e di aver consegnato i documenti delle false liste elettorali il giorno prima a un assistente del deputato Mike Kelly, repubblicano della Pennsylvania.
“Eccellente”, ha risposto Troupis. “Domani parleremo della strategia da adottare con la Corte Suprema per il futuro. Goditi la storia che hai reso possibile oggi.”