Da anni la scienza si preoccupa dei fenomeni di zoonosi, cioè di malattie infettive trasmesse dagli animali all’uomo direttamente o indirettamente. Ma un gruppo di scienziati sta ora studiando il processo inverso, quando cioè gli umani contagiano gli animali.
Per lo studio condotto dal team dell’Emerging Pathogens Institute, presso l’Università della Florida, uno dei centri che svolge queste ricerche, sono stati esaminati i dati raccolti da 56 paesi per oltre tre decenni, e sono state prese in considerazione le trasmissioni documentate di malattie da uomo a animale. Questi documenti riportano che il 38% di agenti patogeni segnalati sono di origine batterica, il 29% virali, il 21% parassiti il 13% sono funghi.
Tra le tante specie che si ammalano per via di patogeni trasmessi dall’uomo i più esposti sono scimpanze e gorilla. Ciò accade perchè essi sono rispetto ad altre specie, biologicamente più simili a noi umani.
Un servizio della rivista Nature sostiene che la “reverse zoonosis” è una minaccia crescente che ha un grave impatto sulle popolazioni di grandi scimmie, ancora più grave della perdita di habitat o del bracconaggio.
Tra i motivi del fenomeno “reverse zoonosis” i ricercatori segnalano l’aumento globale della produzione animale industriale, il rapido spostamento di esseri umani che viaggiano da un paese all’altro quotidianamente venendo a contatto con gli animali e, soprattutto il fatto che i luoghi popolati dagli esseri umani si intrecciano spesso con gli habitat degli animali selvatici. Ciò comporta una aumentata probabilità che si verifichino in un futuro non molto lontano, episodi sempre più frequenti di zoonosi inverse.
Tuttavia, mentre molti scienziati e ambientalisti concordano sul fatto che le malattie umane rappresentano uno dei maggiori rischi per le grandi scimmie, oggi ci si orienta verso un approccio basato sulla ricerca per cercare di contenere il problema. Come si legge nello studio: “la ricerca scientifica deve essere condotta in questo settore per fornire una comprensione più ricca delle minacce di malattie emergenti e riemergenti. Di conseguenza, saranno necessari approcci multidisciplinari per affrontare il problema della zoonosi inversa”.