Secondo un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet, l’obesità rappresenta una minaccia ancora peggiore della fame, per la salute.
Oltre un miliardo di persone nel mondo è colpito da questa forma di malnutrizione, mentre gli individui considerati sottopeso sono scesi a 550 milioni.
Nella ricerca condotta, i tassi di obesità vengono definiti “una bomba a orologeria per la salute” e viene sottolineata la necessità di azioni che includano la collaborazione sia dell’industria alimentare che della società.
La percentuale delle donne in sovrappeso dal 1990 è raddoppiata, adesso quasi una su cinque è obesa; negli uomini invece è triplicata, circa uno su sette, ma la preoccupazione maggiore riguarda i bambini che sarebbero ormai 159 milioni.
Il Regno Unito classificato al 78° posto su 200 paesi presi a campione, ha evidenziato che una giovane su 10 è obesa e un ragazzo su otto lo è più del doppio rispetto a quanto osservato nel 1990.
Il professor Simon Kenny, direttore clinico dell’NHS il servizio Sanitario del Regno Unito, ha dichiarato: “Queste cifre saranno allarmanti per i genitori come lo sono per l’NHS. L’obesità colpisce gli organi umani, può avere un impatto rilevante sulla vita di un bambino, aumenta il rischio di diabete di tipo 2, causa il cancro, influisce sulla salute mentale e su molte altre malattie, che possono indurre vite più brevi e infelici”.
La rilevazione che ha interessato 222 milioni di persone ha preso come riferimento per l’obesità una massa corporea (BMI) pari o superiore a 30Kg/m2, mentre per il sottopeso il limite era stato fissato in una massa corporea pari o inferiore a 18,5 kg/m2.
L’obesità appare più diffusa nelle aree della Polinesia, nelle isole Samoa americane tre persone su quattro ne risultano interessate e spesso crea pesanti ricadute sulla sanità pubblica e sul carico di lavoro dei medici.
In Gran Bretagna, dove rappresenta la seconda causa indiretta di cancro, per contrastarla il SSN spende circa 6,5 miliardi di sterline (oltre 8 miliardi di dollari). Il governo ha cercato di correre ai ripari e ha recentemente introdotto una tassa sugli zuccheri delle bevande alcoliche e una limitazione alla collocazione di alimenti ricchi di grassi sugli scaffali dei supermercati.
I ricercatori, tuttavia, ritengono che le misure fino a ora adottate siano ancora inefficaci e che sarebbe necessario introdurne altre, come vietare la pubblicità dei cibi spazzatura e obbligare all’introduzione di etichette che avvisino sulle conseguenze che certi alimenti possono avere se consumati.
Il Dottor Tedros Adhanom Ghebrevesus, direttore generale dell’OMS, ha sollecitato una strategia comune per affrontare capillarmente la crisi dell’obesità. “È necessaria la collaborazione del settore privato, che deve essere responsabile dell’impatto sulla salute dei propri prodotti”.