Almeno 104 palestinesi sono stati uccisi e 280 feriti nei pressi di Gaza City dopo che alcuni soldati israeliani avrebbero iniziato a sparare contro la folla che si era accalcata per ricevere aiuti umanitari.
Pur avendo inizialmente sostenuto che i morti fossero dovuti a “spinte, calpestamenti e travolgimenti da parte dei camion”, alcune fonti militari israeliane hanno in seguito riconosciuto la paternità della strage, affermando tuttavia di aver aperto il fuoco dopo che la folla si era avvicinata in modo minaccioso.
Il portavoce del ministero della Sanità di Gaza legato ad Hamas, Ashraf al-Qidra, ha dichiarato che l’incidente è avvenuto alla rotonda di al-Nabusi, a ovest di Gaza City, nella parte settentrionale dell’enclave. Gaza City e la parte settentrionale dell’enclave sono tagliati fuori dal resto del mondo ormai dallo scorso 7 ottobre. Questa settimana nella regione sono arrivati, per la prima volta in oltre un mese, camion pieni di cibo e medicinali essenziali per la popolazione civile.
L’ufficio del presidente palestinese Mahmoud Abbas ha “condannato l’orribile massacro condotto dall’esercito di occupazione israeliano questa mattina contro le persone che aspettavano i camion degli aiuti alla rotonda di Nabulsi”.
Hamas ha avvertito in un comunicato che l’incidente potrebbe far fallire i colloqui per la tregua e il rilascio degli ostaggi ancora nelle mani della milizia islamista. “I negoziati condotti dalla leadership del movimento non sono un dibattito aperto a scapito del sangue del nostro popolo”, ha dichiarato il gruppo che governa la Striscia, imputando ad Israele la responsabilità di qualsiasi fallimento dei colloqui.
Gli spari a Gaza sono un “incidente grave”, secondo un portavoce del consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca. “Piangiamo la perdita di innocenti vite umane e riconosciamo la difficile situazione umanitaria a Gaza, dove innocenti palestinesi cercano solo di nutrire le loro famiglie”, prosegue il portavoce.
Parallelamente, il ministero della Salute di Gaza ha dichiarato che il numero di morti palestinesi nel conflitto partito lo scorso 7 ottobre è salito a 30.035, con 70.457 feriti. Il Ministero afferma – senza distinguere tra combattenti e civili – che donne e bambini rappresentano quasi i due terzi dei morti.
Le agenzie umanitarie avvertono come sia diventato praticamente impossibile fornire aiuti in gran parte della Striscia, a causa della difficoltà di coordinamento con l’esercito israeliano, dei continui combattimenti e del collasso dell’ordine pubblico. Secondo le Nazioni Unite, il 25% dei 2,3 milioni di palestinesi che vivono a Gaza rischia la carestia, mentre circa l’80% ha già lasciato le proprie case.
Spesso i pochi convogli di aiuti che riescono ad entrare nell’enclave vengono di fatto assaltati da masse di disperati. Per ovviare ai problemi logistici via terra, le forze aeree giordane e francesi hanno perciò sganciato martedì sulla costa di Gaza decine di tonnellate di pacchi carichi di aiuti umanitari mediante paracaduti.
Gli aerei – tre giordani, e uno ciascuno di Egitto e Francia – sono decollati da una base nell’area di Zarqa, a est di Amman. Un funzionario militare occidentale ha dichiarato che le casse di aiuti contenenti benzina, cibo e medicinali, sono state trasportate dopo aver ottenuto l’autorizzazione israeliana.