Oltre 100 cactus saguaro sono morti dopo che erano stati sradicati lungo il confine fra Stati Uniti e Messico, per far spazio alla barriera di separazione voluta dall’ex presidente Donald Trump.
I cactus, che erano stati spostati nel 2019, hanno avuto difficolta di adattamento alle nuove condizioni ambientali e anche il Government Accountability Office – una sezione investigativa del Congresso -, ha ammesso che con la costruzione del muro sono stati causati molti danni alle risorse culturali e naturali dell’Arizona meridionale.
“Ciò che esiste nel deserto di Sonora è una delle ecologie desertiche più ricche di specie al mondo”, ha dichiarato l’ecologo Peter Breslin del Tumamoc Hill Desert Laboratory dell’Università dell’Arizona.

“La chiave di volta dell’intero ecosistema è il saguaro. Ospita molte varietà di uccelli, fornisce cibo un intero sistema e struttura di supporto. Quando si sposta un saguaro, lo si mette in un luogo che probabilmente è significativamente diverso da quello in cui è germogliato e cresciuto naturalmente. Dal sottosuolo alle rocce l’habitat cambia, e tutto questo può contribuire al rischio di mortalità. Questo è uno dei motivi per cui siamo preoccupati, deve essere preservato lo spazio in cui crescono”.
Secondo un rapporto del GAO oltre la metà dei cactus, che erano stati trapiantati da aree vicine a l’Organ Pipe Cactus National Monument, una riserva della biosfera dell’Unesco, dal Cabeza Prieta National Wildlife Refuge e dalla Tohono O’odham Nation è seccata.
Quando Joe Biden è divenuto presidente e ha sospeso la costruzione del muro di contenimento, aveva stanziato anche risorse per ripristinare l’ecosistema e salvare i cactus – piante considerate sacre dalle popolazioni indigene locali – ma nel 2021 il Dipartimento della Difesa ha cancellato il progetto.
Adesso i gruppi ambientalisti, fra cui il Center for Biological Diversity, hanno iniziato a fare pressioni affinché l’amministrazione Biden, con i soldi destinati alle barriere, riscatti e tuteli le aree ecologicamente fragili.