È durata poco più di un mese Raffaella Sadun, la professoressa di Harvard nominata co-presidente del gruppo di lavoro contro l’antisemitismo dell’ateneo.
La docente italiana avrebbe rassegnato le dimissioni per “preoccupazioni riguardanti l’attuazione delle raccomandazioni del consiglio”, secondo quanto riportato dal quotidiano The Crimson. Sadun, romana e laureata in economia alla Sapienza prima di prendere un master alla Universitat Pompeu Fabra e poi un PhD alla London School of Economics, in Italia è stata investita dell’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine per i “servizi resi alla nazione”.
Un passo indietro, il suo, che alimenta il caos nel campus di Cambridge, iniziato dopo l’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre 2023. Dopo l’abbandono della preside Claudine Gay all’inizio dell’anno, il rettore ad interim Alan Garber ha annunciato la creazione di due gruppi di lavoro: uno focalizzato sulla lotta contro l’antisemitismo e l’altro dedicato alla battaglia contro i pregiudizi anti-musulmani e anti-arabi.
“La Professoressa Sadun ha espresso il desiderio di concentrare i suoi sforzi sulla ricerca, sull’insegnamento e sulla parte amministrativa della Harvard Business School”, ha detto Garber in una dichiarazione. “Sono estremamente grato della sua partecipazione al comitato nelle scorse settimane. Le sue intuizioni hanno contribuito a definire il mandato del gruppo, ha fatto avanzare i nostri sforzi per rendere Harvard più inclusiva e per questo le dobbiamo un grande ringraziamento”.
Parole a cui Sadun ha subito risposto. “Sono grata di aver avuto l’opportunità di contribuire alla lotta contro l’antisemitismo. Credo che il preside Garber abbia formato un ottimo gruppo di lavoro. Continuerò a sostenere gli sforzi per affrontare questa problematica ad Harvard dalla mia posizione accademica”.
Sadun è stata sostituita con Jared Ellias, professore di legge della Harvard Law School.
“Nel corso degli ultimi cinque mesi – ha poi continuato Garber – dolore, rabbia e paura hanno avuto un costo sui membri della nostra comunità, mentre le divisioni all’interno del campus sono continuate. Dobbiamo fare molto di più per colmare le crepe che hanno indebolito il nostro senso di comunità, e i gruppi di lavoro, che hanno il pieno supporto dell’Università, saranno cruciali per il successo. So che ci teniamo abbastanza gli uni agli altri e alla nostra Università da unirci nell’assicurare che Harvard offra un ambiente in cui gli studenti ebrei, israeliani, musulmani, palestinesi e arabi si sentano benvenuti e possano prosperare”.