Shakespeare scriveva nell’Amleto: “Time is out of joint”, cioè il tempo è nel caos perché il mondo, in questo periodo storico complesso, è frammentato. Comincia così l’incontro del Gruppo Esponenti Italiani con l’onorevole Giulio Tremonti, membro della Camera per Fratelli d’Italia e della delegazione italiana per la NATO, ex ministro delle finanze nel governo Berlusconi I, II, III e IV. Il presidente del GEI Mario Calvo Platero gli ha rivolto qualche domanda in vista delle elezioni europee di giugno che “potrebbero cambiare gli equilibri politici”.
“Il tempo che viviamo oggi non è diverso dal Cinquecento (l’epoca di Shakespeare appunto) – ha cominciato Tremonti – Ci sono tre passaggi che rompono gli equilibri: la scoperta dell’America, che sposta l’asse geopolitico dal Mediterraneo all’Atlantico; l’invenzione della stampa, che apre l’orizzonte del sapere, prima confinato ai monasteri; l’apparizione da Est del popolo islamico con la conquista di Costantinopoli”.
Oggi, all’interno dell’asse geopolitico e finanziario è entrata l’Asia. Da “cogito ergo sum” di Cartesio si è passati al “digito ergo sum” con nuove tecnologie, reti e Intelligenza Artificiale, “che per ora rimane imperscrutabile”, ha commentato l’onorevole. Infine, il pericolo che si manifesta con le guerre, fra Gaza e Ucraina, fa riemergere la minaccia di un nemico esterno. “Ma questo è un cambiamento molto diverso da quello del Cinquecento, che si è verificato nel giro di un secolo. La storia di oggi è esplosa istantaneamente”, ha chiarificato Tremonti.
Su più fronti l’Europa viene chiamata in causa, ma non sempre risponde. “Bisogna riconoscere che è piuttosto giovane – ha continuato Tremonti – Nata per creare un mercato economico unificato, si è poi ritrovata ad affrontare il fenomeno della globalizzazione, la crisi del 2008, la pandemia. A volte ha reagito male, altre volte molto bene (come l’acquisto dei vaccini e gli Eurobond)”. Secondo l’onorevole, adesso si apre una fase che è soprattutto politica: tutti gli Stati, dall’Atlantico agli Urali, devono unificarsi.
“L’unione è solo politica. Non ci si unisce dalla banca, dall’economia, da una intelligence comune. Si comincia dalla politica estera: no taxation without representation”, ha detto Tremonti citando uno dei motti della Rivoluzione Americana. “Dentro ai meccanismi della NATO si possono sviluppare delle politiche comuni in Europa. Non è semplice, ma l’unico modo è ripartire guardando la realtà, dai valori, dai principi. E deve esserci anche la volontà di realizzarla”.
Il discorso è poi virato su alcune tematiche attuali: gli armamenti e il Green Deal. “Io credo che il problema non sia quello di aumentare la spesa alle difese nazionali al 2%, ma anzi bisogna fare un investimento insieme, comune”, ha sostenuto Tremonti. “Al momento, l’agricoltura che era alla base dell’Europa è entrata in crisi: da una parte i trattori marciano su Bruxelles, dall’altra, all’interno della Commissione, gli ambasciatori votano contro”.
“Occorre un equilibrio nella definizione di cosa è democratico – ha concluso Tremonti – La democrazia non è un prodotto, non si può esportare. Cresce dal basso, deve rispettare le tradizioni”.