Mike Lindell è notissimo negli Stati Uniti sia per i suoi cuscini, tanto che il suo soprannome è “My Pillow”, sia per la sua strenua difesa di Trump e delle elezioni truccate. Una difesa che gli sta costando cara. Per ora dovrà versare 5 milioni di dollari a Robert Zeidman, un analista di computer, anche lui repubblicano di ferro, con cui aveva fatto una scommessa.
Tre anni fa, poco dopo il tentativo insurrezionale culminato con l’assalto al Congresso, gli alleati di Trump avevano programmato una serie di interventi nelle città roccaforti repubblicane per sostenere le bugie dell’ex presidente sulle elezioni truccate. Comizi e incontri con la base del partito per cercare di mantenere la solidarietà degli alleati dopo le sconvolgenti immagini dei tumulti al Campidoglio. Uno dei messaggeri di questa strategia del negazionismo della vittoria di Biden era proprio “My Pillow” Mike Lindell che con i suoi slogan ad effetto, in un intervento organizzato dal partito repubblicano del Sud Dakota dal roboante titolo “Cyber Symposium on the Stolen Elections” lanciò la sfida “Prove Mike Wrong”, una provocatoria competizione in cui il proprietario delle fabbriche di cuscini aveva messo in palio 5 milioni di dollari affermando che li avrebbe versati a chiunque fosse stato in grado di dimostrare che le sue affermazioni sulle frodi elettorali erano false. Una mossa ad effetto in una platea amica tanto per mantenere saldo il vincolo con i sostenitori. E poi, per non perdere la carica populista lanciata dal suo beniamino, Lindell accusava anche i cinesi di essere riusciti a penetrare i sistemi elettorali americani facendo vincere Biden.
Ma i soldi, sono soldi. Tra i simpatizzanti accorsi al “Cyber Symposium” c’era anche il 64 enne Robert Zeidman, analista e sviluppatore di programmi per computer che per due volte aveva votato per Trump. Un esperto di cyber forensics che programma computer da circa 50 anni, pioniere della software forensics che ha fondato diverse aziende di successo della Silicon Valley, incuriosito dalla sfida e spronato dai suoi amici che lo avevano accompagnato all’incontro, raccolse il guanto lanciato da Lindell e chiese di poter analizzare i risultati.

“Pensavo che sarebbe stato un evento storico perché è importante che gli elettori sappiano la verità sulle elezioni, ma ero anche incuriosito di vedere le tracce lasciate dagli hacker cinesi. Volevo capire come erano riusciti ad entrare nel sistema elettorale”, ha detto al Washington Post. Ma esaminando i dati che gli erano stati forniti da Lindell si è accorto che le “prove” erano solo dei fogli di carta con una serie di numeri stampati e lettere casuali. Senza nessuna sequenza binaria. Uno schema includeva un diagramma di flusso su come funzionano le elezioni e un altro elencava gli indirizzi IP, ma non c’era nessuna traccia degli hacker cinesi o di interferenze esterne. Dopo la sua analisi Zeidman compilò un rapporto di 15 pagine sulle sue indagini e inviò una lettera all’azienda di Lindell chiedendo i 5 milioni di ricompensa. “My Pillow aveva lanciato la sfida che con i dati in suo possesso non si sarebbe potuto negare che le elezioni erano state truccate. I suoi dati non provano nulla e io voglio i 5 milioni”, ha detto Zeidman.
Dopo che per mesi non ha ricevuto una risposta Zeidman ha presentato istanza di arbitrato e la società di Lindell ha risposto negando che la promessa di pagamento lanciata da Lindel fosse vincolante, ma che era solo un discorso politico. Tesi respinta dal collegio arbitrale che ordinò alla Lindell Management di pagare Zeidman entro 30 giorni. Pagamento non è mai stato fatto e nel maggio 2023 Zeidman ha chiesto a un tribunale federale del Minnesota di confermare la decisione arbitrale. A Zeidman spetta il pagamento di 5 milioni di dollari più gli interessi, ha scritto il giudice John Tunheim nella sua sentenza emessa ieri.
My Pillow è un fedelissimo seguace di Trump e subito dopo la decisione i suoi avvocati hanno detto che faranno appello.
“Non so se riuscirò mai ad avere questi soldi” ha detto Zeidman, “Ma sicuramente ho provato che i dati presentati da Lindell non mostrano trucchi e che non c’è stata nessuna interferenza cinese nelle elezioni”.
Con malizia il giornalista del Washington Post gli ha chiesto se alle prossime elezioni voterà per una terza volta per Donald Trump, ma Ziedman non ha voluto rispondere.
Negli ultimi anni, Lindell è stato coinvolto in problemi legali e finanziari, inclusa una causa per diffamazione intentata dalla Dominion Voting Systems che chiede un miliardo e 300 milioni di dollari per le false affermazioni elettorali della Fox News a lungo sostenute e ripetute anche da “My Pillow”.