La Casa Bianca è sempre più presa dalla difficile situazione al confine con il Messico, mentre si ripresenta la possibilità di una chiusura parziale degli uffici governativi se entro il 1 marzo non verrà trovata una soluzione per l’approvazione del bilancio federale di spesa.
Questo dell’immigrazione sta diventando uno dei punti deboli dell’Amministrazione Biden, paralizzata dalle non decisioni di un Congresso ostico che condanna e non legifera. Per di più in un anno elettorale. E per questo il presidente Joe Biden sta valutando se sia il caso di scavalcare il Congresso e ricorrere a ordini esecutivi per modificare le leggi attuali per entrare nel Paese. Un’azione unilaterale nel tentativo di allentare sia l’emergenza migranti, ma anche per segnare qualche punto politico nei confronti dell’ostruzionismo dei repubblicani. Un ostruzionismo che mette sicuramente in difficoltà la Casa Bianca, ma mette in difficoltà soprattutto il Paese con un parlamento che non riesce a far passare una legge a causa delle lotte intestine all’interno della maggioranza.
Un gruppo di circa 30 parlamentari del Freedom Caucus ha già fatto sapere allo speaker della Camera Mike Johnson che se accetterà le proposte del bilancio federale, peraltro già approvate dal precedente speaker repubblicano della Camera Kevin McCarthy e per questa ragione defenestrato dai suoi stessi compagni di partito, presenteranno anche per lui una mozione di sfiducia. Il gruppo minaccia di togliere l’appoggio a Johnson anche nel caso in cui per rinviare la discussione del bilancio federale dovesse chiedere il voto per una CR, la Continuing Resolution, una legge ponte che finanzierebbe per un periodo limitato le attività federali.
Una soluzione impossibile, considerando che il Congresso è in ferie fino al 28 febbraio e che lascerebbe un solo giorno, il 29, per la presentazione del bilancio e per il voto.
Con questo caos nella maggioranza ogni iniziativa parlamentare è bloccata. Ed ecco allora che la Casa Bianca cerca di driblare il Congresso e punta su un ordine esecutivo nel tentativo di allentare l’emergenza migranti.
Non sono chiari i particolari, ma secondo molti commentatori politici il presidente farà le sue proposte prima dello Stato dell’Unione che si terrà il prossimo 7 marzo.
Secondo il New York Times, la Casa Bianca presenterà una misura che non permetterà di chiedere asilo a chi entra negli Stati Uniti attraversando il confine irregolarmente. Per fare ciò, farebbe leva sulla sezione dell’Immigration and Nationality Act del 1952 varata quando Eisenhower era presidente, che consente la sospensione dell’ingresso per chiunque sia ritenuto “dannoso per gli interessi degli Stati Uniti”. La stessa motivazione venne usata da Trump quando era alla Casa Bianca per vietare l’ingresso nel Paese ai viaggiatori provenienti da diversi Stati a maggioranza musulmana.
Ordini esecutivi in contrasto con le promesse elettorali di Joe Biden quando era candidato nel 2020, che aveva promesso un futuro più umano per gli immigrati che entrano negli Stati Uniti rispetto alle restrizioni del suo predecessore.
Ma il fatto che la proposta venga approvata o meno potrebbe non avere importanza: potrebbe fare la differenza per gli elettori americani, che a partire da un sondaggio di gennaio hanno classificato gli immigrati come la loro principale preoccupazione.

Le indagini demoscopiche mostrano Biden di poco in vantaggio su Donald Trump (secondo l’ultimo sondaggio della Quinnipiac University pubblicato da Politico), ma la stragrande maggioranza degli americani ritiene il presidente troppo anziano per un secondo mandato.
Condotta tra il 15 e il 19 febbraio, la rilevazione indica che il 49% degli elettori sostiene Biden contro il 45% per Trump. Tuttavia, il 67% degli elettori ha affermato che l’81enne presidente è troppo anziano per restare alla Casa Bianca, rispetto al 57% che pensa la stessa cosa del rivale 77enne. Solo il 34% ritiene che Biden abbia la capacità mentale per svolgere un secondo mandato, mentre il 48% considera Trump come mentalmente in forma. L’età è diventata una questione sempre più importante in questa campagna elettorale. La principale avversaria di Trump nelle primarie, l’ex ambasciatrice alle Nazioni Unite Nikki Haley, ha accusato sia l’uno che l’altro di essere troppo anziani e ha chiesto di imporre un test obbligatorio a tutti i politici sopra i 75 anni. Il sondaggio mostra anche che gli elettori sono ampiamente favorevoli all’invio di ulteriori aiuti militari all’Ucraina, il 56% contro il 44%, mentre sono divisi sulla necessità di appoggiare Israele nella guerra contro Hamas, con una percentuale del 48% che vi si oppone.
Ieri sera c’è stato l’avvio ai lavori del CPAC la conferenza dei conservatori del Partito repubblicano. Sabato ci sarà il clou con Donald Trump che farà il suo intervento il giorno dopo le primarie presidenziali in South Carolina. Nei quattro giorni del programma sono stati inseriti incontri sul tema “Trump: il nostro asso nella manica” e uno guidato dal presidente della Commissione Giustizia della Camera Jim Jordan e intitolato “Di cosa parliamo quando parliamo di Fani Willis”. Presentatore in tutte e quattro le serate sarà Steve Bannon.
Quest’anno sono stati messi all’indice testate e giornalisti critici di Trump e dell’attuale presidente del CPAC, Matt Schlapp, accusato di molestie sessuali da un suo dipendente.