Clamorosa svolta per il caso riguardante l’assassinio del presidente haitiano Jovenel Moïse. Tre anni dopo la sua morte, un giudice locale ha accusato l’ex first lady Martine Moïse, l’ex primo ministro Claude Joseph ed il capo della polizia del Paese, Leon Charles, di essere coinvolti nell’omicidio.
Questi ultimi dunque, vanno ad aggiungersi ad una lunga lista composta da oltre cinquanta indagati, tra cui figurano ex soldati colombiani, diversi stretti collaboratori del presidente ed altri funzionari e politici del governo haitiano.
In settimana, dunque, l’ex first lady è stata accusata di complice degli assassini del marito, nonostante fosse rimasta ferita nell’attentato del luglio del 2021. Secondo il tribunale, infatti, alcuni imputati avrebbero testimoniato contro di lei, dichiarando che la donna fosse a conoscenza del complotto organizzato per eliminare il capo d Stato haitiano. La Moïse avrebbe dato il suo assenso all’operazione, poiché, una volta ucciso il marito, avrebbe potuto candidarsi alla presidenza del Paese.

Già ad ottobre, il governo haitiano aveva emesso un mandato d’arresto nei confronti dell’ex first lady, che si era rifiutata di comparire in tribunale per l’interrogatorio. Dopo l’attentato del 2021, quest’ultima si trasferì negli Stati Uniti: negli anni, la quarantanovenne si è scagliata in più occasioni contro il sistema giudiziario haitiano e contro lo stesso governo, definendoli “corrotti”.
In effetti, al momento, il lavoro della magistratura locale non ha soddisfatto proprio tutti. Come affermato da Gedeon Jean, direttore del Centro per l’analisi e la ricerca sui diritti umani a Port-au-Prince, infatti, “Il giudice non ha condotto un’indagine seria. Il suo lavoro è stato molto limitato e non ha esplorato elementi sostanziali del caso, come le motivazioni che hanno portato all’omicidio e chi avrebbe potuto finanziarlo”.
Nel frattempo, sono finiti nella lunga lista degli imputati anche l’ex primo ministro Claude Joseph ed il capo della polizia haitiana Leon Charles. Secondo alcuni testimoni, dopo l’assassinio del leader politico locale, Joseph cercò di diventare presidente ad interim, sostenuto in un primo momento dalla stessa first lady.
Ciò che è certo, è che l’omicidio di Jovenel Moïse ha scatenato nel Paese un’ondata di disordine e violenza, culminata con l’ascesa di numerose bande criminali, che hanno visto crescere la loro influenza e la loro potenza economica. Secondo alcuni analisti del settore, inoltre, in questi anni l’attuale presidente Ariel Henry ha sfruttato il “caso Moïse” per perseguitare i suoi oppositori politici e per e scagionare sé stesso ed i suoi alleati da un eventuale coinvolgimento nell’omicidio dell’ex leader del Paese.