La Corte Suprema dell’Alabama ha stabilito che gli embrioni formati attraverso la fecondazione in vitro sono del tutto equiparabili a dei neonati, estendendo ai primi l’applicazione delle pene previste per l’omicidio di minori.
La decisione, arrivata con una schiacciante maggioranza 7-2, è stata in parte basata su un versetto biblico ed è partita da una controversa causa intentata da un gruppo di genitori contro una clinica di fertilità dell’Alabama.
Quest’ultima è stata riconosciuta colpevole di negligenza per aver permesso a un intruso di accedere all’interno dei laboratori, facendo cadere i vassoi contenenti alcuni degli embrioni. Il tribunale statale ha così dato il via libera ai genitori per la richiesta di risarcimento per morte accidentale nei confronti del centro medico.
Nella sua decisone, la corte ha affermato che è “politica pubblica di questo Stato riconoscere e sostenere la santità della vita non nata e i diritti dei bambini non nati, compreso il diritto alla vita”, facendo riferimento all’emendamento sulla santità della vita della Costituzione dell’Alabama, ratificato nel 2018.
La particolarità della sentenza sta nel fatto che, tra le motivazioni, viene menzionata anche un versetto della Bibbia.
“Crediamo che ogni essere umano, dal momento del concepimento, sia fatto a immagine di Dio, creato da Lui per riflettere la Sua somiglianza. È come se il popolo dell’Alabama avesse preso le parole del profeta Geremia e le avesse applicate a ogni persona non ancora nata in questo Stato: Prima di formarti nel grembo materno ti ho conosciuto, prima che tu nascessi ti ho santificato”. Geremia 1:5 (NKJV 1982)”, si legge nel parere del presidente della corte Tom Parker.
Oltre alle preoccupazioni dovute alla giustificazione religiosa del verdetto, in molti ora temono conseguenze devastanti per la fecondazione in vitro. Considerare gli embrioni congelati come bambini potrebbe infatti rendere la FIV sostanzialmente più onerosa per le cliniche, limitandone l’applicazione solo ai clienti più facoltosi.