Decine di persone, tra cui la moglie Stella Assange, protestano fuori dall’Alta corte di Londra, dove si apre l’udienza cruciale per la sorte dell’appello finale nel Regno Unito contro l’estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti. Tra le scritte sui cartelli dei manifestanti “Assange libero”.
Dopo le udienze di martedì e mercoledì, due giudici dell’Alta Corte britannica decideranno se Assange potrà presentare un altro appello alla corte per annullare la decisione di estradizione.
Se il giornalista australiano fondatore di WikiLeaks, 52 anni, perde l’ultimo appello, inizierà l’iter di estradizione, anche se il suo team ha già annunciato che intende rivolgersi alla Corte europea di Giustizia.
Assange rischia fino a 175 anni di carcere negli Usa per aver pubblicato nel 2010 segreti militari e file diplomatici legati alle guerre in Iraq e in Afghanistan.
“Questo caso è un’ammissione degli Stati Uniti che ora criminalizzano il giornalismo investigativo. È un attacco a tutti i giornalisti in tutto il mondo. È un attacco contro la verità e
un attacco contro il diritto del pubblico a sapere. Julian è un prigioniero politico e la sua vita è in pericolo. Ciò che è accaduto a Navalny può accadere a Julian. Deve essere liberato.
Questa farsa deve finire” ha dichiarato Stella, avvocato e moglie di Assange, fuori dall’Alta corte di Londra.
Assange, informatico e attivista australiano di 52 anni, deve affrontare 18 accuse di spionaggio per aver reso pubblici migliaia di documenti militari riservati degli Stati Uniti, tra il 2010 e il 2011, relativi ad attacchi contro civili e violazioni dei diritti umani in Iraq, Afghanistan eGuantanamo. L’ex presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, aveva deciso di non incriminare Assange per proteggere il diritto alla libertà di espressione e di stampa. Ma il procedimento è stato comunque aperto nel 2019, quando Donald Trump era presidente.
I tentativi di arrestare e processare il fondatore di WikiLeaks cominciarono nel 2010, quando un tribunale svedese ordinò la sua cattura sulla base di accuse per molestie sessuali. Secondo Assange si trattò di un pretesto per arrivare a un suo trasferimento negli Stati Uniti; nel 2017 i procuratori svedesi ritirarono le accuse e chiusero le indagini. Nel frattempo però, Assange era stato arrestato dalla polizia britannica, sulla base del mandato europeo emesso dalla Svezia, e in libertà vigilata, si era rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, dove aveva ottenuto asilo politico nel 2012.
La protezione diplomatica dell’Ecuador è stata interrotta nel 2019, a seguito della pubblicazione di cosiddetti Ina Papers da parte di WikiLeaks, che hanno compromesso l’allora presidente Lenin Moreno. Così, l’11 aprile 2019, le autorità britanniche hanno arrestato e incarcerato Assange per aver violato le condizioni di libertà provvisoria e a giugno dello stesso anno l’amministrazione di Donald Trump ha chiesto formalmente l’estradizione dell’attivista.
Adesso i suoi avvocati hanno solo due giorni di tempo per convincere l’Alta corte di Londra a concedergli di fare appello contro l’ordine di estradizione, firmato nel 2022 dall’allora ministra britannica dell’Interno Piri Patel.