Milano tra le città più inquinate del mondo, New York tra quelle con l’aria migliore. A riportarlo è una classifica di IQAir, portale svizzero che misura la quantità di sostanze inquinanti e il loro impatto sulla vita di tutti i giorni.
Complice la scarsità di pioggia e il clima decisamente più caldo rispetto alla media stagionale, la qualità dell’aria nel capoluogo lombardo è attualmente classificata come “malsana”, dietro solo a Chengdu (Cina) e Dacca (Bangladesh) – dove addirittura è “molto malsana”.
Un terz’ultimo posto che ha fatto molto discutere. Nonostante infatti la Pianura Padana sia notoriamente una delle regioni europee con maggiori criticità – dovute tanto all’intensa attività antropica quanto alla critica conformazione geografica – sono in molti ad essere rimasti sbigottiti dai dati di IQAir. Tanto da metterli in dubbio, come ha fatto il sindaco Giuseppe Sala.
“Sono le solite analisi estemporanee, gestite da un ente privato”, ha commentato lunedì il primo cittadino meneghino a margine di un incontro. Sala ha poi incalzato il giornalista che gli aveva posto la domanda. “Chi fa queste analisi? Arpa fa altre analisi che dimostrano tutto il contrario, informatevi anche voi. Questo è un ente privato con nessuna titolarità. Parliamo di cose serie e questa non è una cosa seria. Noi stiamo lavorando per migliorare l’aria, Arpa dice che è migliorata anche se io sostengo non abbastanza”.
Secondo IQAir, che si avvale di un indicatore Aqi (Air Quality Index) che combina i dati delle stazioni di monitoraggio pubbliche con una rete di monitor privati, a Milano il dato preoccupante è quello della concentrazione di polveri sottili PM2.5, che supera di quasi 14 volte il valore di tolleranza indicato dall’OMS. Di conseguenza, il sito consiglia di evitare qualsiasi esercizio all’aria aperta e di tenere chiuse le finestre, oltre ad indossare mascherine.
Di tutt’altro tenore invece le rilevazioni che riguardano New York, che fa registrare un invidiabile 92° posto (su 100) e nessun parametro sopra la soglia di pericolo. Sono insomma lontani i giorni estivi in cui la Grande Mela era alle prese con una qualità dell’aria quasi-apocalittica e un’intensa coltre di fumo arancione, proveniente da vasti incendi boschivi nel vicino Canada.