Ridurre la dipendenza di chip dall’Asia è stata tra le priorità dell’amministrazione di Joe Biden e del Congresso Usa dopo la pandemia: Mai più aziende automobilistiche che chiudono per mancanza di semiconduttori a causa della crisi delle catene di approvvigionamento, mai più prezzi alle stelle per accaparrarsi i pochi chip sul mercato e nessun trasferimento di saperi dall’altra parte dell’oceano a potenze rivali.
Dietro all’assegnazione di 1,5 miliardi di dollari a GlobalFoundries, la fabbrica di chip, localizzata a Malta, nello stato di New York, c’è un altro capitolo del CHIPSact: la legge approvata dal Congresso per finanziare semiconduttori made in U.S.A., con oltre 39 miliardi di dollari di sovvenzioni dirette e 75 miliardi di dollari in prestiti e garanzie sui prestiti. In questo momento solo il 12% dei chip viene prodotto negli Stati Uniti, mentre la maggior parte viene prodotta in Asia. I finanziamenti assegnati stamani cambiano le carte del gioco e le cambieranno ancora di più se le anticipazioni di Bloomberg su un possibile finanziamento di 10 miliardi di dollari a Intel, altro gigante dei chip, saranno confermate.
Intanto GlobalFoundries, grazie al finanziamento odierno, potrà espandere la sua struttura di Malta, in modo da rispondere con celerità al contratto siglato con General Motors per garantire una produzione di chip dedicata alle sue auto. Gli aiuti statali consentiranno di costruire alla società, nata da uno scorporamento di Advanced Micro Devices, altro gigante della progettazione di chip, una struttura dedicata ad una nuova classe di semiconduttori adatti all’uso nei satelliti e in grado di sopravvivere ad alte dosi di radiazioni. In Vermont si rianimerà una struttura già esistente, ed ereditata da IBM, indirizzandola alla produzione di chip utilizzati nei veicoli elettrici, nella rete elettrica e negli smartphone 5G e 6G. La fabbrica del Vermont apparteneva ad IBM e si occupava di chip specializzati per il Pentagono e per l’hardware militare. GlobalFoundries si definisce in gergo tecnico una fonderia, nel senso che una tecnologia di produzione più vecchia per realizzare i cosiddetti chip legacy, più economici, ma indispensabili per automobili, elettrodomestici e applicazioni industriali e di difesa. E’ proprio di questi chip popolari che si è registrata la maggiore carenza durante la pandemia.
L’azienda di Malta mira a investire un totale di 12 miliardi di dollari in 10 anni, compresi i finanziamenti pubblici. Lo Stato di New York contribuirà con 575 milioni di dollari in finanziamenti diretti, più 45 milioni di dollari in aiuti correlati. Il senatore Chuck Schumer sostiene che le sovvenzioni consentiranno a GlobalFoundries di creare oltre 9.000 posti di lavoro nell’edilizia e 1.500 posti di lavoro permanenti nel settore manifatturiero. Il governo donerà, inoltre, 10 milioni di dollari per sostenere un investimento di oltre 60 milioni di dollari da parte dell’azienda per formare nuovi lavoratori per i semiconduttori. Proprio la mancanza di lavoratori qualificati nel settore ha messo un freno ai produttori di chip che cercano di operare negli Stati Uniti.