L’incapacità degli adulti di comprendere e ascoltare i bambini e i ragazzi rappresenta il grande nodo ancora da sciogliere. Nell’era del grande sviluppo tecnologico, il rapporto tra adulti e giovani è ancora più complesso. Giorno dopo giorno, diventa sempre più difficile comprendere anche i silenzi dei nostri ragazzi.
Le mie ricerche mirano ad analizzare il rapporto tra i giovani e la tecnologia. Le generazioni si sono evolute all’interno di piattaforme, spesso soli, e vivono la loro vita tra connessione e relazione.
Come sostiene il sociologo Manuel Castells, i social sono diventati il luogo della democratizzazione del privato, dell’autorappresentazione, dell’autonarrazione, dell’autocomunicazione di massa, dove si concretizza la proiezione che ciascuno vuole dare di sé stesso agli altri e anche il luogo per eccellenza dove gli altri attraverso il loro gradimento ci ridefiniscono. Di fatto, l’effetto della costante “vetrinizzazione” sottolinea un costante bisogno di essere sostenuti, rassicurati, accettati.
Il ricercatore Enzo Risso ha scritto un articolo, pubblicato su Il Domani, in cui riporta i dati di un’indagine realizzata da Ipsos per il progetto “Schermi Futuri” di Unieuro. Una ricerca davvero interessante per cercare di trovare quali sono i modi di essere e di sentire dei giovani e per capire come le persone possano vivere in diverse dimensioni.
Risso scrive che: “Lo sciame caratteriale (community) più numeroso è quello dei bramosi di ammirazione (che coinvolge il 20 per cento dei giovani). Sono ragazzi e ragazze che si percepiscono come persone di successo e affascinanti”. Questo gruppo punta sulla perfezione del proprio corpo, sul proprio modo di essere ed è social dipendente. E ancora: “La seconda community è quella degli esuberanti spensierati (18 per cento). Si sentono allegri, divertenti, sicuri di sé e delle proprie capacità, dinamici e attivi nella vita”. A seguire, con la stessa percentuale, troviamo la terza community dei “pacato – riflessivi (18 per cento). Ragazzi e ragazze riservati, accorti verso sé stessi e nella relazione con gli altri e il mondo”.
La quarta community è quella dei poetico – passionali (16 per cento). La quinta community è quella dei genuini – concreti (15 per cento). La sesta community è quella degli audaci per emergere (15 per cento). La settima community è quella degli introversi – taciturni (14 per cento). L’ottava community è quella dei tenebrosi- isolati (5 per cento).
Insomma, emerge che il gruppo più numeroso è quello dei bramosi di ammirazione.
La dimensione social rappresenta per gli adolescenti anche l’ambiente privilegiato per informarsi e per conoscere cosa succede nel mondo. Un articolo scritto da Emanuele Capone, pubblicato su La Repubblica, rende noti alcuni dati relativi al 2023.
È stato condotto un sondaggio da Morning Consult, popolare società di consulenza, su un campione di 2200 americani, divisi per fascia d’età, e “quello che è emerso è che circa il 14% dei componenti della Generazione Z, se vuole informarsi su un fatto di cronaca, inizia la ricerca su TikTok”.
Proprio sui social i giovani sperimentano nuovi percorsi identitari. Un crescendo dal quale emerge come sia completamente trasformato lo spazio personale. Nella società post-moderna le dinamiche di interazione con l’altro, la distanza intima, personale, sociale e pubblica, sono completamente cambiate. A modificare il loro significato sono anche i concetti di privacy e intimità.
Adolescenti e preadolescenti sempre iperconnessi. Tutte le attività che svolgono si concretizzano sugli schermi dei loro pc e dei loro smartphone. La continua connessione comporta rischi e pericoli, legati a numerose devianze. La community dei tenebrosi e isolati, immersa nei flussi comunicativi online, mostra le sue grandi fragilità, le sue insicurezze e le sue paure.
Non possiamo permettere che i nostri ragazzi si trasformino in isole e diventino un “prodotto” di consumo. Allora, cosa possiamo fare? Abbiamo il dovere di tutelare l’infanzia e di tracciare rivoluzionari percorsi educativi che supportino gli uomini e le donne del futuro. Una sfida che trova riscontro in quello che è considerato il testamento del sociologo Zygmunt Bauman: “In un pianeta in via di globalizzazione, i problemi umani possono essere affrontati e risolti solo da un’umanità solidale” e noi dobbiamo ritrovare valori, sentimenti e soprattutto l’amore e il rispetto per gli altri.