In otto anni, 187 detenuti nelle carceri statunitensi si sono suicidati: lo scrive un nuovo rapporto dell’ispettorato del Dipartimento della Giustizia guidato da Michael Horowitz. “Una combinazione di violazioni ripetute delle norme e di fallimenti operativi ha contribuito al suicidio dei detenuti” si legge; le morti in carcere fra il 2014 e il 2021 sono state in tutto 344, e secondo Horowitz molte avrebbero potuto essere prevenute perché parecchi dei decessi dipendono da “numerose carenze operative e manageriali” che hanno creato condizioni di scarsa sicurezza. Per quanto riguarda i suicidi, poi, secondo gli esperti sono quasi sempre prevenibili.
Per esempio “multipli esempi di diagnosi non accurate” sulla salute mentale dei detenuti; e oltre la metà dei suicidi sono avvenuti durante detenzioni in solitario o comunque in celle dove i detenuti erano soli, condizione che consente di meditare al suicidio e di essere spinti dalla disperazione a togliersi la vita.
E ancora: nel caso di un terzo di questi suicidi “non serano stati condotti appelli sufficienti” e gli agenti carcerari a volte “non hanno comunicato fra di loro o non hanno coordinato i loro sforzi per seguire detenuti in difficoltà”.
La situazione appare grave, eppure da quando è stato istituito l’ispettorato dedicato alla prevenzione delle morti in carcere, negli Stati Uniti è molto migliorata, ed è assai differente da quella italiana e generalmente europea, come si vede da questo rapporto dell’sssociazione Ristretti orizzonti. Il numero di suicidi ogni 10.000 detenuti negli Stati Uniti è grossomodo un quinto dei suicidi in Europa.
E l’Italia in particolare con le sue carceri sovraffollate e drammaticamente antiquate è un posto molto pericoloso per i detenuti. Secondo Ristretti Orizzont,i in base alle cifre del ministero della Giustizia, nel 2022 negli istituti penitenziari italiani si sono suicidati 84 detenuti: è il numero più alto dal 1990, l’anno in cui è iniziata la raccolta dei dati. In media, un detenuto ogni quattro giorni e mezzo, ovvero 15,2 suicidi ogni 10 mila detenuti. Circa 20 volte in più di quanto accade fuori dal carcere.
Il rapporto dell’ispettore generale del Dipartimento della Giustizia Usa mette comunque in evidenza un sistema di Federal Bureau of Prisons dove i detenuti possono facilmente contrabbandare merci di contrabbando e non essere sorvegliati. La cultura del disinteresse, chiamata in causa in casi di alto profilo come il suicidio di Jeffrey Epstein è descritta come endemica. La popolazione carceraria federale è diminuita, ma le morti non naturali sono aumentate da 38 nel 2014 a 57 nel 2021.