Il leader dell’opposizione russa Alexei Navalny è morto in carcere, ha dichiarato il servizio carcerario del Paese, in quello che probabilmente sarà considerato un omicidio politico attribuibile a Vladimir Putin.
Navalny, 47 anni, uno dei più visibili e persistenti critici di Putin, era detenuto in un carcere a circa 40 miglia a nord del Circolo Polare Artico dove era stato condannato a 19 anni di “regime speciale”. In un video della prigione, a gennaio, era apparso smunto e con la testa rasata.
Navalny si sarebbe sentito male durante una passeggiata e avrebbe perso conoscenza. “Il personale medico della struttura è arrivato immediatamente sul posto ed è stata chiamata una squadra medica di emergenza. Sono state eseguite tutte le misure di rianimazione necessarie, ma non hanno dato risultati positivi. I medici di emergenza hanno confermato la morte del detenuto”, ha dichiarato l’autorità giudiziaria di Mosca.
La portavoce di Navalny, Kira Yarmysh, ha scritto che un avvocato è in viaggio verso la remota regione artica Yamalo-Nenets dove si trova il carcere.
Secondo il servizio penitenziario federale russo, è in corso un’indagine sulle cause della morte ed è stata inviata una commissione di inchiesta presso la colonia penale dove è avvenuto il decesso.
Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha precisato che le autorità di Mosca non hanno alcuna informazione sul decesso e che oltre indagini a carico del servizio penitenziario federale e non sono necessarie ulteriori istruzioni da parte del Cremlino. riguardo all’inchiesta in corso.
“Per quanto ne sappiamo adesso, in accordo con le procedure correnti, il servizio penitenziario federale è impegnato nelle ispezioni e chiarimenti del caso, quindi non sono necessarie ulteriori istruzioni”, ha spiegato aggiungendo che le cause del decesso dovranno essere appurate “dai medici”.
Arrivano intanto le prima reazioni, con il presidente del Consiglio dell’Unione Europea, Charles Michel, che dichiara che l’Ue ritiene il regime russo “interamente responsabile” del decesso.