Nessun rinvio. L’ex presidente Donald Trump sarà processato per i pagamenti in nero fatti alla pornostar Stormy Daniels il prossimo 25 marzo. A deciderlo è stato il giudice Juan Merchan, della corte penale di Manhattan, che ha respinto le richieste dei legali dell’ex presidente di spostare la data del processo.
Come è noto Donald Trump è stato incriminato per aver falsificato alcuni documenti della sua holding, la Trump Organization, per nascondere i 130mila dollari che Michael Cohen, il suo avvocato di allora, versò a Stormy Daniels che minacciava di rivelare tutti i particolari della loro relazione poche settimane prima delle elezioni nel 2016. Cohen si è dichiarato colpevole del caso e ha scontato 15 mesi di prigione, per lo più agli arresti domiciliari.
Le indagini vennero avviate dalla procura distrettuale di Manhattan quando Cy Vince era il District Attorney che incriminò la Trump Organization e i suoi dirigenti nell’agosto 2021. A gennaio 2022, subentrò al posto di Vince il neo eletto Alvin Bragg che si ritrovò questo scottante caso nella sua agenda di lavoro. Dopo le indagini quest’ultimo ha accusato l’ex presidente di aver rimborsato a Cohen quei soldi che lui aveva versato per poi presentare il conto alla Trump Organization sostenendo che si trattasse di spese legali, quando in realtà erano stati versati per proteggere la candidatura presidenziale di Trump che sarebbe stata gravemente compromessa dalle accuse di Stormy Daniels. Una vicenda giuridica contorta per l’ex presidente che è stato incriminato con 34 capi di imputazione per falsificazione di documenti aziendali, un reato minore che però si è trasformato in penale perché ne è stato commesso un secondo con l’intento di “nascondere un altro crimine o di aiutare a nasconderne un altro”. In pratica il pagamento dei soldi in nero comporta una contravvenzione pecuniaria, ma il fatto di aver falsificato i libri contabili per far sparire il pagamento, lo trasforma in un reato penale. A questo poi si sono associate le accuse di aver violato il finanziamento elettorale, perché questa quota aveva il fine di proteggerlo politicamente a pochi giorni delle elezioni e pertanto è stato considerato come un pagamento elettorale “non dichiarato”.

Nell’annunciare le accuse, Bragg ha affermato che l’obiettivo del piano di Trump è quello di coprire le violazioni della legge elettorale di New York, che rende un crimine cospirare per promuovere illegalmente un candidato. Bragg ha anche affermato che il pagamento di 130mila dollari ha superato il limite massimo del contributo elettorale federale.
Trump nega tutto, sia la relazione che il pagamento a Stormy Daniels per non farla parlare, e si è dichiarato non colpevole per i 34 capi di accusa di cui è imputato.
Pochi minuti prima di entrare nell’aula giudiziaria l’ex presidente ha ripetuto la sua litania di accuse contro il District Attorney di Manhattan, Alvin Bragg, anche se non è stato lui a incriminarlo ma il suo predecessore Cy Vance, affermando che il caso aveva finalità politiche ed era stato avviato per compromettere le sue possibilità di vincere le elezioni presidenziali del 2024. “È un caso gestito dalla Casa Bianca di Joe Biden”, ha detto Trump.
Comunque l’udienza è salita nei toni ed è stata carica di tensione. Il giudice ha ammonito l’avvocato di Trump, Todd Blanche, che lo ha ripetutamente interrotto. Il legale ha contestato la decisione del magistrato affermando che era una decisione “incostituzionale” poiché Trump è imputato in altri quattro procedimenti giudiziari e sarà costretto a seguire le udienze fino alla terza settimana di maggio, al ritmo di quattro udienze alla settimana, qualcosa che non gli permetterà di concentrarsi sulla propria difesa e gli impedirebbe di svolgere la sua campagna elettorale. “Questa situazione – ha accusato Blanche – non ci consentirà di preparaci in maniera significativa in un processo in cui la strategia difensiva sarà estremamente importante”. “Il presidente Trump – ha aggiunto – tutte le volte dice che è una “interferenza elettorale” e i media lo scherniscono, ma così è, perché sarà costretto a venire in aula invece di svolgere la sua campagna elettorale”.

In risposta, il giudice Merchan ha detto a Blanche che lui come avvocato aveva “proceduto a proprio rischio e pericolo” accettando il caso e le richieste di difesa associate al caso. Ha aggiunto che Trump, con le sue tattiche dilatorie, cerca solo di rinviare i procedimenti giudiziari per poi vittimizzarsi e posticipare le date dei processi. Quando Blanche ha provato a ribattere alla decisione, il giudice Merchan ha perso la pazienza: “Basta – ha sbottato – smettila di interrompermi. Ho cercato di venirti incontro, ma non vuoi capire”.
Anche se la data è stata messa in calendari,o c’è sempre la possibilità che questo processo finisca in secondo piano. Questo perché il procedimento giudiziario avviato a Washington dallo Special Counselor Jack Smith, per il tentativo insurrezionale del 6 gennaio 2020 e per il complotto per bloccare la certificazione elettorale della vittoria di Biden, che stato inizialmente fissato per marzo, è “fermo” in attesa della decisione della Corte Suprema sulla richiesta di Trump di essere esonerato dalle accuse secondo l’immunità presidenziale. Già due corti federali, la prima ordinaria e la seconda in appello, hanno respinto la richiesta dell’ex presidente affermando che l’immunità non copre gli ex presidenti, definendo l’imputato il “cittadino Trump”.
Durante l’udienza di questa mattina Merchan ha detto di aver parlato con il giudice federale del processo di Washington, Tanya S. Chutkan e che di ccomune accordo hanno deciso che il processo di Manhattan venga messo in calendario per il 25 marzo.