Secondo il recente report dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC), il numero di casi di sifilide registrato attualmente negli Stati Uniti è il più alto dagli anni Cinquanta. In particolare si stima che i contagiati siano aumentati dell’80% in soli cinque anni dal 2018 al 2022. A preoccupare gli esperti sono soprattutto i casi che nel 2022 hanno superato i 200 mila, con quasi quattromila casi di sifilide congenita trasmessa cioè da madre a figlio durante la gravidanza.
L’aumento di trasmissione, in particolare tra le donne, è aggravato, tra l’altro, dalla mancanza di test e infrastrutture per affrontare il problema: nell’ultimo decennio c’è stato un calo dei finanziamenti per lo screening e la prevenzione delle malattie trasmesse sessualmente. Ciò si è verificato quando il Congresso ha tagliato 400 miliardi di dollari nel settore sanitario come parte della negoziazione del tetto del debito. Durante la pandemia, poi, molte cliniche sono state chiuse, mentre il personale è stato riassegnato per affrontare il Covid, e molti casi non sono stati diagnosticati. A questo si somma anche l’attuale carenza di penicillina, il farmaco principale per il trattamento della sifilide.
Tra l’altro, come sottolinea un report della National Coalition of Std (Sexually Transmitted Disease), “questi numeri, essendo relativi al 2022, non tengono in considerazione la carenza di Bicillina L-A, un farmaco per il trattamento della sifilide congenita, iniziata la scorsa primavera, o i tagli al personale che si occupa di malattie sessualmente trasmissibili che sono stati effettuati l’estate scorsa”.
Come si legge nel documento del CDC, nonostante la gravità della situazione, l’Ente continuerà a esaminare attentamente questi dati con un approccio costruttivo che miri a migliorare l’efficienza della salute pubblica e delle strategie di prevenzione.