Sterilizzazioni, trasferimenti ma anche abbattimento selettivo: gli ippopotami che furono di Pablo Escobar e i loro discendenti potrebbero essere abbattuti. È la soluzione estrema che le autorità della Colombia potrebbero adottare per risolvere il problema degli “ippopotami scatenati” che hanno invaso il nord-est del paese.
Erano appena quattro quando il signore della droga Pablo Escobar li importò illegalmente per il suo zoo privato. Negli anni gli enormi animali si sono moltiplicati e si calcola che gli attuali 170 esemplari saranno circa un migliaio nel prossimo decennio.
I quattro ippopotami originari, tre femmine e un maschio, facevano parte delle centinaia di animali esotici dello zoo privato di Escobar, l’Hacienda Nápoles, a partire dagli anni Ottanta. Dopo la morte del narcotrafficante colombiano ucciso in una sparatoria con la polizia nel 1993, gli animali abbandonati sono stati donati ad altri zoo, tranne gli ippopotami che da allora si sono riprodotti in modo incontrollato.
I discendenti di questi ippopotami sono diventati anche aggressivi: molte persone sono finite all’ospedale dopo un incontro con questi animali, che difendono quello che ormai è il loro territorio. Ormai da anni che si discute di cosa fare con questi possenti animali che diventano sempre più selvatici e imprevedibili e rappresentano una preoccupazione ambientale, un concetto ormai noto a tutti noi come conseguenza inevitabile del nostro modo umano di manipolare la natura con gli effetti catastrofici che ne derivano.
Nel novembre 2023, la ministra colombiana dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile Susana Muhamad ha annunciato un piano in tre punti per gestire il problema. Il piano prevede misure di sterilizzazione, trasferimento e persino eutanasia “etica” in caso di necessità. Il piano è iniziato con la sterilizzazione di 40 ippopotami (operazione comunque non facile che richiede un anestetico generale) poco dopo l’annuncio di novembre. Altri 70 esemplari sono stati trasportati in India e in Messico.
“Qui siamo in una corsa contro il tempo in termini di impatti ambientali ed ecosistemici permanenti che vengono generati”, ha detto Muhamad. “Ed è per questo che non possiamo dire che solo una strategia è efficace per il nostro obiettivo, che è quello di controllare la popolazione”.