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Alla Corte Suprema il caso Trump: è eleggibile o no?

Sei dei nove giudici sono conservatori e molti sostengono l'interpretazione letterale della Costituzione e dei suoi Emendamenti

Massimo JausbyMassimo Jaus

Former US president Donald J. Trump attends the closing arguments in the Trump Organization civil fraud trial at New York State Supreme Court in the Manhattan borough of New York, New York, USA, 11 January 2024. ANSA/EPA/SHANNON STAPLETON / POOL

Time: 4 mins read

Domani alla Corte Suprema si scriverà una pagina di storia. Per la seconda volta, dopo la disputa del 2000 tra George W Bush e Al Gore, la massima assise giudiziaria americana dovrà prendere una decisione che determinerà una elezione per il capo della Casa Bianca. 

Davanti ai togati verrà discusso se l’ex presidente Donald Trump sia eleggibile o meno a causa del suo ruolo nel tentativo insurrezionale del 6 gennaio 2021, quando i suoi sostenitori presero d’assalto il Congresso per bloccare la certificazione ufficiale della vittoria di Joe Biden. 

Due Stati dell’Unione, Colorado e Maine, hanno escluso l’ex presidente dai ballottaggi. A Denver il “Citizens for Responsibility and Ethics in Washington”, un gruppo elettorale anti Trump, si è rivolto al tribunale affermando che la sezione 3 del 14esimo emendamento della Costituzione vieta a funzionari pubblici che hanno partecipato a “insurrezioni o ribellioni” di candidarsi a cariche elettive. La Corte Suprema statale ha dato loro ragione e Trump è stato escluso dalle elezioni in questo stato. In Maine, invece, Shenna Bellows, il segretario di Stato, che è il responsabile del sistema elettorale statale, anche lei invocando la sezione 3 del 14mo emendamento, ha escluso l’ex presidente dalle primarie. Dopo queste due decisioni gli avvocati di Donald Trump si sono rivolti alla Corte Suprema e domani ci sarà la discussione del caso.

Al centro del dibattito il 14mo Emendamento della Costituzione, approvato dopo la Guerra Civile nel 1868, per impedire che gli ex leader della Confederazione partecipassero alla vita pubblica dopo la guerra di secessione. Da allora, salvo che per escludere Victor Berger, un socialdemocratico che si era candidato per la Camera e si opponeva che gli Stati Uniti partecipassero alla Prima Guerra Mondiale, l’emendamento non è mai stato più applicato. Ma questo non significa che non sia valido. 

La composizione dell’attuale Corte Suprema è molto differente da quella che intervenne nel 2000 nelle elezioni tra Bush e Gore. E non solo perché oggi 6 dei nove giudici sono conservatori, ma perché molti magistrati conservatori sono “originalisti”, cioè sostenitori dell’interpretazione letterale della Costituzione e dei suoi Emendamenti. 

A spiegarlo, in un’intervista al Guardian, è Jill Habig, legale del Public Rights Project, che ha presentato una memoria alla Corte Suprema a sostegno dell’applicazione alla lettera della sezione 3 del 14esimo emendamento.

“Il nostro obiettivo – afferma Jill Habig – è imporre una prospettiva storica originalista alla Corte Suprema nel valutare il significato della sezione 3 del 14mo Emendamento. L’argomento che portiamo avanti con i colleghi storici è che la sezione 3 è effettivamente molto chiara e dimostra che squalifica automaticamente chi ha partecipato ad un’insurrezione. Questa regola deve essere applicata non solo alla Guerra Civile ma anche a future insurrezioni e vieta a chiunque abbia tradito il giuramento di difendere la Costituzione di diventare presidente”. 

The US Supreme Court in Washington, DC, USA, 04 January 2024 – ANSA/EPA/JIM LO SCALZO

E diversi giudici della maggioranza conservatrice si dichiarano originalisti: Clarence Thomas, Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh e Amy Coney Barrett, questi ultimi 3 nominati proprio da Trump. Tutti con una visione interpretativa dogmatica della Costituzione e dei suoi Emendamenti. Una visione che sposa alla lettera i dettami per l’esclusione di Trump.

Questi stessi magistrati sono poi stati chiamati ad esprimersi anche sull’immunità che Trump invoca e che ieri la Corte d’Appello federale ha bocciato. “Per quanto riguarda questo caso penale, il presidente Trump è diventato il cittadino Trump, con tutte le difese di ogni altro imputato, ma nessuna immunità esecutiva che poteva proteggerlo quando era presidente lo protegge ora dall’azione penale”, si legge nella loro sentenza contro la quale gli avvocati di Trump hanno già annunciato che ricorreranno alla Corte Suprema. Da vedere se i nove giudici accetteranno di esaminare il caso o se invece lasceranno senza modifiche la decisione della Corte d’Appello federale.   

Nei prossimi giorni poi dovrebbero arrivare altre importanti decisioni giudiziarie che coinvolgono l’ex presidente. Pende sulla testa di Trump la sentenza del giudice Arthur Engoron a New York riguardo all’entità dei danni che l’ex presidente e la sua Trump Organization dovranno pagare dopo essere stati riconosciuti colpevoli di frode allo stato di New York manipolando il valore dei loro beni per aver vantaggi fiscali, assicurativi e con le banche. Letitia James, l’Attorney General di New York che si è costituita parte civile, ha chiesto 370 milioni di dollari in danni punitivi. Il giudice poi dovrà decidere se, e in che misura, vietare a Trump, e ai suoi figli ed alla sua società di continuare a svolgere attività commerciali a New York, decisione che potrebbe distruggere la Trump Organization. 

C’è poi il processo istruito dallo Special Counselor Jack Smith per il tentativo insurrezionale del 6 gennaio 2021 che inizialmente era stato fissato per il 4 di marzo. Data spostata dal magistrato federale Tanya Chutkan in attesa che la Corte d’Appello e la Corte Suprema emettano una decisione sull’immunità dell’ex presidente. Ieri c’è stata la decisione della Corte d’Appello. Ora bisogna aspettare cosa diranno i giudici della Corte Suprema.

Special Counsel Jack Smith – ANSA/EPA/MICHAEL REYNOLDS

E’ invece fissato per il 20 maggio l’inizio dell’altro processo federale istruito sempre dal procuratore speciale Jack Smith, quello in cui Trump deve rispondere di 40 capi di imputazione per aver portato via dalla Casa Bianca i documenti classificati, nascondendoli a Mar a Lago ed opponendosi ai diversi tentativi del Dipartimento della Giustizia di riaverli. Vicenda che poi culminò con la perquisizione e il sequestro dei documenti da parte degli agenti dell’Fbi nella residenza in Florida dell’ex presidente. 

Poi c’è il procedimento giudiziario in Georgia che vede imputato Trump e altre diciotto persone per aver cercato di rovesciare il risultato elettorale che dava la vittoria a Joe Biden. Il processo era stato fissato per il 5 agosto. Da vedere ora dopo che il District Attorney Fani Willis ha ammesso la sua love story con uno degli inquirenti cosa succederà perché alcuni degli avvocati degli imputati hanno chiesto la rimozione del District Attorney.

Infine, c’è un altro processo penale che attende Trump il cui inizio è fissato per il 25 marzo, in cui deve rispondere di 34 capi di imputazione per i soldi dati in nero alla pornostar Stormy Daniels che minacciava di rivelare i particolari sulla loro relazione extraconiugale pochi giorni prima le elezioni del 2016. Soldi versati per coprire una storia che gli avrebbe potuto far perdere le elezioni e per questo il pagamento è stato considerato come un finanziamento illecito alla sua campagna elettorale. Il 15 febbraio, il giudice Juan Merchan si pronuncerà sulla mozione degli avvocati di Trump di respingere l’accusa. L’ex presidente si è dichiarato non colpevole e ha sostenuto che il caso dovrebbe essere archiviato perché è stato avviato per scopi di parte e perché le leggi statali non si applicano alle elezioni federali. 

Dipende ora dalla decisione del giudice Merchan stabilire se questo caso sarà il primo processo penale che Trump dovrà affrontare.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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