In Nevada il presidente Joe Biden ha vinto le primarie presidenziali democratiche. Ha ottenuto 76 mila 202 voti, il 90% dei consensi e ha conquistato 17 delegati. Come nella Carolina del Sud, Biden è stato l’unico candidato democratico a organizzare una campagna visibile nello Stato. Domenica ha visitato Las Vegas, una tappa che è raddoppiata come uno sforzo per ottenere il voto per le primarie e un calcio d’inizio per la campagna elettorale generale in uno Stato che dovrebbe essere uno dei campi di battaglia più competitivi del Paese.
Il congressman Dean Phillips del Minnesota non era nel ballottaggio. Sebbene le primarie del Nevada non siano state competitive, le elezioni generali dello stato sono in genere molto serrate. Biden, che ha vinto di misura lo Stato nel 2020, avrà ancora bisogno di un enorme sostegno da parte della forte concentrazione statale di elettori ispanici, molti dei quali lavorano nei settori dell’intrattenimento e dell’ospitalità di Las Vegas.
Meno bene del previsto Nikki Haley, la candidata repubblicana, unica sfidante dell’ex presidente Donald Trump, il quale non ha preso parte alle primarie, ma prenderà parte ai caucus che si terranno giovedì. La novità di questa consultazione sta nel doppio turno organizzato dai repubblicani: oggi le primarie classiche, aperte a tutti gli elettori; tra due giorni i caucus, le assemblee degli iscritti. Quelle tenute oggi non forniranno delegati e sono quelle in cui si è presentata Nikki Haley. Nelle seconde, invece, che assegnano i delegati per la convention di quest’estate, correrà Donald Trump, che non ha rivali.
Le schede elettorali repubblicane oggi erano particolari. Al primo posto c’era scritto “Nessuno di questi candidati” e poi a scendere i nomi degli altri candidati. E “Nessuno di questi candidati” è stata la scheda più votata con 29mila 460 preferenze. Al secondo posto Nikki Haley con poco più di 15 mila voti. Un imbarazzante secondo piazzamento a dimostrazione che anche quando Trump non è sulle schede resta il favorito dell’elettorato.

Anche questo cervellotico sistema, dopo quello del New Hampshire sulle cui schede era stato tolto il nome di Biden, è il prodotto dei dispetti e delle beghe politiche a livello statale.
Nei caucus delle primarie del 2020 il Nevada fu conquistato dall’allora candidato Bernie Sanders, ma ci vollero due giorni per mettere insieme tutti i voti dello Stato proprio per il farraginoso sistema dei caucus. Dopo le elezioni, nel 2021 l’allora governatore democratico Steve Sisolak, vista la scarsissima affluenza ai caucus e i ritardi nel dare i risultati, decise di varare una legge statale che le primarie si sarebbero svolte con il voto e non con i caucus. In pratica il sistema elettorale che era gestito dai partiti passò ad essere gestito dal governo statale.
“Come decidiamo di votare per i nostri candidati lo decidiamo noi”, affermò il presidente del partito repubblicano del Nevada, Michael McDonald, che si rivolse al tribunale. A questa fece seguito una controdenuncia per violazione delle leggi statali da parte del segretario di Stato del Nevada. Il tribunale decise di non decidere poiché si trattava di una regola interna dei partiti. Per forzare la mano Michael McDonald decise che i caucus sono più sicuri e incoraggiano i candidati a connettersi con gli elettori e per questo decise che solo chi partecipa ai caucus ottiene i delegati per la convention. E il risultato è il caos attuale con primarie e caucus a due giorni di distanza l’uno dall’altro.
Gli elettori registrati con il partito repubblicano possono votare sia alle primarie che ai caucus, ma solo i risultati dei caucus assegneranno i delegati per la convention.
Il manager della campagna di Haley ha parlato di “elezioni truccate per Trump”. “Non abbiamo speso un centesimo – ha spiegato Betsy Ankney – o un grammo di energia in Nevada”. Questa è considerata solo una tappa di avvicinamento in vista dello scontro tra Trump e Nikki Haley il 24 febbraio in South Carolina, stato in cui la candidata è stata la governatrice.
Trump in South Carolina ha circa 30 punti di vantaggio, ma ogni giorno che passa il suo margine diminuisce perché Nikki Haley continua ad avere consensi dalle donne, per la sua posizione sull’aborto, sugli elettori moderati e sugli indipendenti.
La sfida in Nevada si gioca solo sui numeri: parteciperanno più elettori alle primarie o ai caucus? Alle primarie si è votato per posta e di persona, ma pochissimi sono andati ai seggi. Giovedì la risposta dei caucus.