Vittorio Emanuele di Savoia se ne è andato questa mattina a 86 anni – ne avrebbe compiuti 87 il 12 febbraio. Lo ha annunciato la “Real Casa di Savoia”: del resto il figlio di Umberto II – che fu l’ultimo re d’Italia – e di Maria José non aveva mai rinunciato ad aspirare al titolo di legittimo monarca d’Italia, nonostante il referendum post bellico del 1946 quando gli italiani scelsero la Repubblica invece della monarchia.
“Alle ore 7.05 di questa mattina, 3 febbraio 2024, Sua Altezza Reale Vittorio Emanuele, Duca di Savoia e Principe di Napoli, circondato dalla Sua famiglia, si è serenamente spento in Ginevra. Luogo e data delle esequie saranno comunicati appena possibile” recita la nota.
Suo padre, Umberto II, fu Re d’Italia subito dopo la seconda guerra mondiale per poco più di un mese, dal 9 maggio al 18 giugno 1946. Vittorio Emanuele aveva lasciato Roma a sei anni insieme alla madre Maria José e, dopo il referendum del 1946 , ha vissuto in esilio fino al marzo 2003. Allora fu cancellata la XIII disposizione che vietava il rientro dei discendenti maschi dei Savoia in Italia, e potè rientrare. Era sposato con Marina Doria, da cui ha avuto un figlio, Emanuele Filiberto.
Agli onori delle cronache salì prepotentemente nel 1978, quando dal suo yacht sull’isola di Cavallo, in Corsica, partecipò a una sparatoria che uccise un ragazzo tedesco, il diciannovenne Dirk Hamer. Il caso fece enorme scalpore: indagato per omicidio in Francia e poi prosciolto, Vittorio Emanuele non ne uscì comunque bene. La battaglia legale fu lunga e aspra tra i Savoia e la famiglia Hamer, in particolare la sorella di Dirk, Birgit.
Nel 2017 la Cassazione italiana stabilì che “il fatto che i giudici francesi, nel 1991, abbiano assolto Vittorio Emanuele di Savoia dall’accusa di omicidio volontario del diciannovenne tedesco Dirk Hamer” non significa però “che il ‘principe’ “sia esente da responsabilità sotto ogni altro profilo, giacché assume pur sempre rilievo dal punto di vista civilistico ed anche etico” che quella morte “avvenne nel corso di una sparatoria a cui partecipò Savoia, al di fuori di ogni ipotesi di legittima difesa”. Per futili motivi, comunque. L’anno scorso la vicenda è tornata in auge perché al centro della serie Netflix Il Principe, creata e diretta da Beatrice Borromeo Casiraghi.
I Savoia – antica dinastia a cavallo fra Italia e Francia, artefici dell’unità d’Italia giunta a compimento nel 1870, dopo il 1946 hanno sempre continuato a sentirsi spodestati. E questo nonostante le scellerate politiche di Vittorio Emanuele III, salito al trono nel 1900 dopo l’assassinio del padre Umberto I, re fino a quando abdicò nel 1946. Un re che guidò l’Italia in sventurate conquiste coloniali, ma soprattutto che prima consentì al fascismo di impadronirsi del potere, poi avallò la dittatura di Mussolini (formalmente primo ministro di uno Stato guidato dal Re), incluse le persecuzioni degli oppositori e le infami leggi razziali contro gli ebrei; fino ad approvare l’entrata in guerra nel 1940 a fianco di Hitler di un’Italia drammaticamente impreparata al conflitto; e infine l’8 settembre 1943, vista la sconfitta ormai prossima ed evidente, pensò bene di tradire l’alleato tedesco e rifugiarsi a sud oltre le linee angloamericane, abbandonando il resto del paese alla rappresaglia nazista. Per un lungo anno e mezzo, tanto ci misero le truppe alleate a risalire la penisola fino a Milano il 25 aprile 1945.
Del resto la capacità dei Savoia di cambiare casacca ed alleati a seconda delle convenienze è una costante della loro storia dinastica, anzi è quel che fece la progressiva fortuna della casata nei secoli.
Nel bel mezzo dell’epidemia Covid, Vittorio Emanuele scrisse una sorta di lettera aperta agli italiani in occasione del 160° anniversario dell’Unità d’Italia.”Ognuno di noi, in questa ora grave, nel ridotto della sua casa, onora l’Italia, consumando sulla propria pelle piccoli e grandi sacrifici. È questo il Risorgimento che siamo chiamati a vivere oggi. La campagna vaccinale e il rispetto delle regole sono l’impasto di un nuovo “pane del combattente” cui siamo chiamati a cibarci” scriveva il “principe” richiamandosi all’epoca in cui il Nord d’Italia unificò il paese conquistando il Sud sotto la bandiera del suo antenato Vittorio Emanuele II. “Non è tempo di recriminazioni, ma è tempo di unità : “l’Italia innanzitutto” come suggerirebbe il mio Genitore, il Re Umberto II”.
Cosa resta di casa Savoia, a parte un manipolo di entusiasti monarchici? L’erede, e ora monarca putativo, Emanuele Filiberto, 51 anni, è svizzero con cittadinanza italiana, proprietario dell’Associazione Calcio Savoia 1908, del Real Agro Aversa e del Portici. Sposato dal 2003 con l’attrice francese Clotilde Courau, ha due figlie, Vittoria e Luisa. Nel suo sito si qualifica come “Altezza Reale” e finora ha usato per sé il titolo di Principe di Piemonte.
Ci ha provato in politica, sebbene con scarso successo.Nel 2005 ha fondato il movimento d’opinione Valori e Futuro. Nel 2008 si candida come deputato ma ottiene il peggior risultato della circoscrizione estera “Europa”, l’unica nella quale si era presentato. Candidato anche alle Europee del 2009 per l’Unione di Centro, non viene eletto. Nel luglio del 2020 ha fondato un altro movimento politico, Realtà Italia.
Ha avuto più successo nello spettacolo. Fin da ragazzo ospite (in collegamento dall’estero come esiliato) della trasmissione Quelli che il calcio, poi partecipante a numerosi show, incluso un Ballando con le stelle del 2009 dove vince con il 75% in coppia con la maestra di ballo Natalia Titova (del resto a essere nobile almeno si studia la danza di sala), poi anche presentatore di programmi su Rai1, partecipante a Sanremo con Italia amore mio (fischiato in sala e primo eliminato, ma poi grazie al ripescaggio torna in gara e si piazza secondo), coconduttore di Miss Italia, concorrente al reality L’isola dei famosi, membro della giuria di Amici di Maria De Filippi, insomma una carrellata di tutta la tv più pop d’Italia