“Beata solitudo, sola beatitudo”, diceva (pare), san Bernando: la solitudine è l’unica beatitudine. Gli introversi saranno anche d’accordo, ma ai tempi di San Bernardo riuscire a star da soli non doveva succedere spesso. Oggi è fin troppo facile: ma l’essere umano è un animale sociale e la solitudine oggi sta diventando un’epidemia, un’emergenza medica: la contea di San Mateo in California è la prima a riconoscerlo ufficialmente con voto unanime del Board of Supervisors, l’organo di vigilanza che sovrintende al governo locale di ogni contea in diversi Stati Usa
“Il 45% dei cittadini si sentono soli e ne soffrono” ha detto David Canepa, membro del Board.
A contribuire una serie di fattori: certamente l’isolamento della pandemia coi suoi lockdown che ci ha sospinti nelle case e spesso ci ha tolto l’abitudine a uscire, vedere gente, persino andare sul posto di lavoro, istituendo un terrore dei contatti che non è ancora scomparso. Poi la crescita della ‘singletudine’, e l’impatto dei social network e delle app di chat che moltiplicano all’infinito i contatti virtuali ma fanno crollare quelli personali.
“È un problema in crescita da decenni. Il Covid certamente ha gettato olio sul fuoco ma il fuoco già bruciava” commenta il dottor Vivek Murthy del Board.
Canepa ha inviato una lettera al governatore della California Gavin Newsom, chiedendogli di istituire un Ministero contro la Solitudine nello Stato. Se la Contea di San Mateo intende agire, dice, altri paesi come il Giappone e il Regno Unito già hanno preso misure concrete per quella che è in effetti un’emergenza di salute mentale e non solo.
La solitudine porta alla depressione e la depressione si esprime anche fisicamente: problemi di stomaco e intestino, dolori muscolari incomprensibili, aumento generale della dolorabilità, stanchezza estrema, insonnia, giramenti di testa, nausea, tachicardia, emicranie, in una spirale che aumenta l’ansia e peggiora i sintomi.