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Lindsey Graham accusa i social: “Avete le mani sporche di sangue”

All’unisono democratici e repubblicani hanno detto che la legge attuale “deve cambiare”

Massimo JausbyMassimo Jaus
Lindsey Graham accusa i social: “Avete le mani sporche di sangue”

Jason Citron, Chief Executive Officer, Discord Inc., Evan Spiegel, Co-founder and Chief Executive Officer, Snap Inc., Shou Chew, Chief, Executive Officer, TikTok Inc., Linda Yaccarino, Chief Executive Officer, X Corp., Mark Zuckerberg, Founder and Chief Executive Officer, Meta, being sworn in at a Senate Judiciary Committee hearing at the U.S. Capitol - Photo by Michael Brochstein/Sipa USA/REUTERS

Time: 3 mins read

Sono volate accuse pesanti. “Avete le mani sporche di sangue” ha detto il senatore Lindsey Graham all’indirizzo di Meta, X, Snap, TikTok e Discord, le più importanti piattaforme social, nel corso di un’audizione alla Commissione Giustizia tenuta per la tutela dei bambini online.

Una seduta in cui Zamaan Qureshi, copresidente di Design It For Us, una coalizione che spinge per varare leggi per rendere i social media più sicuri, ha esposto i rischi online per i più piccoli: predatori sessuali, dipendenza, autolesionismo e disturbi alimentari, standard di bellezza irrealistici, bullismo. “Per questo – ha detto Qureshi – è necessaria una regolamentazione da parte del Congresso”.

Una scena familiare quella che c’è stata mercoledì con i senatori furenti che arringavano quanti hanno portato cambiamenti nella società contemporanea. Trasformazioni non sempre prevedibili che possono involontariamente anche danneggiare la collettività. Così Mark Zuckenberg (Meta), Linda Yaccarino (X), Shou Zi hew (Tik Tok), Evan Spiegel (Snapchat) e Jason Citron (Discord) sono stati criticati per gli orrori provocati dallo sfruttamento sessuale minorile on line. 

“State distruggendo vite umane e minacciando la democrazia. Queste aziende vanno domate e il peggio deve ancora venire”, ha detto il Lindsey Graham, tra gli applausi del pubblico. 

In genere in queste udienze-spettacolo delle Commissioni del Congresso vengono usate per mostrare le disfunzionalità di un sistema o le disparità di una legge a cui fanno seguito le promesse di cambiamento. Promesse che immancabilmente vengono applaudite e poi silurate dalle lobby. All’unisono democratici e repubblicani hanno detto che la legge attuale “deve cambiare”. 

Lo statuto in questione è la Sezione 230 del Communications Decency Act, che offre ai fornitori di servizi online ampia immunità dalle azioni legali sui post dei loro utenti, con l’obiettivo di promuovere la libertà di espressione online. 

Lindsey Graham – Wikimedia

La legge ha ardenti difensori, tra cui ampie fasce della lobby tecnologica. Nel corso degli anni, è sopravvissuta alle sfide giudiziarie, alle spinte legislative e all’ordine esecutivo del presidente Donald Trump che ha cercato di rimuovere le protezioni della Sezione 230 quando le aziende lo censuravano per le sue false affermazioni sulla sua vittoria elettorale e sui brogli mai provati di Biden. Anche l’attuale capo della Casa Bianca ha chiesto in più occasioni di modificare la Sezione 230 per rendere più semplice ritenere le aziende tecnologiche responsabili della diffusione della disinformazione e di contenuti dannosi. E nessuno dei due presidenti c’è riuscito.

Nel suo discorso di apertura, Durbin, presidente della Commissione Giustizia del Senato, ha affermato che il Congresso deve “guardarsi allo specchio” e condividere la colpa con le aziende tecnologiche per non aver protetto i bambini online. Una legge inizialmente intesa a proteggere i nascenti forum online, ha affermato, ora consente “all’industria più redditizia nella storia del capitalismo” di operare “senza timore o responsabilità per pratiche non sicure”.

Ma le proposte per modificare la Sezione 230 ci sono e da mesi sono impantanate nelle sabbie mobili del Congresso. Sono cinque i progetti di legge relativi al materiale pedopornografico online (CSAM) presentato dalla Commissione Giustizia a maggio dello scorso anno. Tra questi c’è l’Earn It Act, che annullerebbe le protezioni della Sezione 230 quando le piattaforme facilitano contenuti che violano le leggi penali civili e statali sullo sfruttamento sessuale dei minori. Un secondo disegno di legge, lo Stop CSAM Act, creerebbe una nuova causa di azione per le vittime e le loro famiglie per intentare causa su tale materiale. 

Molti parlamentari sono contrari ai cambiamenti perché sostengono che modificare la Sezione 230 creerebbe più problemi di quanti ne risolverebbe. 

Social – ANSA

Un’audizione show, insomma, con il fondatore di Meta, Mark Zuckerberg, che ha fatto il mea culpa e ha chiesto scusa alle famiglie presenti: “Mi dispiace per tutto quello che avete dovuto passare. Nessuno dovrebbe attraversare quello che voi avete attraversato. È per questo – ha detto l’amministratore delegato di Facebook e Instagram – che abbiamo investito così tanto e continuiamo a portare avanti sforzi per assicurare che altri non debbano passare quello che avete passato voi”.

A ottobre più di quaranta stati hanno presentato una denuncia contro Meta, ritenendo che le sue piattaforme danneggino la “salute mentale e fisica dei giovani”, citando i rischi di dipendenza, molestie informatiche o disturbi alimentari.

Anche il Ceo di Snap, Evan Spiegel, si è scusato con le famiglie i cui figli sono morti dopo aver acquistato farmaci su Snapchat. L’ad di Tik Tok, Shou Zi Chew, ha esposto gli sforzi dell’azienda per proteggere i minori, con 40 mila addetti e 2 miliardi di investimenti previsti per una piattaforma che solo negli Stati Uniti conta oltre 170 milioni di utenti mensili. 

Linda Yaccarino ha difeso X ricordando che non è una piattaforma scelta dai giovani e che verrà comunque creato un nuovo dipartimento per la moderazione dei contenuti. 

Insomma, come spesso succede al Congresso, tanto fumo e poco arrosto perché dopo l’audizione e le condanne, permane una significativa opposizione ai progetti di legge di modifica della Sezione 230 avanzati dalla commissione che nessuno spinge per portarli al voto.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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