I negoziatori di Stati Uniti, Qatar ed Egitto stanno lavorando a una bozza di cessate il fuoco di 6 settimane tra Israele e Hamas che prevede il rilascio di tutti gli ostaggi civili detenuti a Gaza.
Il piano, secondo quanto scrive il Washington Post, comprende il rilascio dei prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri dello Stato ebraico, in un rapporto di tre detenuti palestinesi ogni ostaggio israeliano. Inoltre, esso prevede il ritiro temporaneo delle forze israeliane dalle aree più densamente popolate di Gaza e un forte aumento degli aiuti umanitari per l’enclave costiera assediata.
Il documento è ancora lungi dall’essere pronto ad essere sottoscritto dai due belligeranti, limitandosi a contenere punti essenziali di un futuro accordo. I negoziatori sperano che un’altra tregua, dopo quella concordata a fine novembre, possa quantomeno raffreddare il sanguinoso conflitto mediorientale in corso da poco meno di quattro mesi.
La bozza è stata partorita domenica a Parigi dal team negoziale formato dai capi dell’intelligence di Tel Aviv Ronen Bar (Shin Bet) e David Barnea (Mossad), dal direttore della CIA William J. Burns, dal capo dell’intelligence egiziana Abbas Kamel e dal primo ministro del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al Thani. La proposta deve ora essere approvata in principio dai leader di Hamas nella Striscia.
Non è ancora chiaro il numero preciso di ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas. Lo Stato ebraico sostiene che il gruppo islamista detenga ancora 109 prigionieri, oltre a 27 corpi di vittime.

La possibile tregua non contiene peraltro alcuna indicazione su possibili soluzioni durature alle cause del conflitto.
Martedì il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito la sua netta opposizione a un’evacuazione della Striscia. “Non rimuoveremo le truppe dalla Striscia di Gaza e non libereremo migliaia di terroristi”, ha dichiarato presso un’accademia militare in Cisgiordania. “Cosa succederà? La vittoria assoluta”, ha promesso.
Hamas, invece, pretende che ad uscire di scena siano le truppe di Tsahal. “Qualsiasi accordo per noi deve includere diversi punti: Il primo punto è la garanzia di una cessazione totale e completa dell’aggressione della Striscia di Gaza”, ha dichiarato martedì in un’intervista Taher al-Nunu, un alto funzionario di Hamas e consigliere del leader politico Ismail Haniyeh. Al-Nunu ha poi chiesto “il ritiro delle [forze] di occupazione da tutte le parti della Striscia di Gaza, senza alcuna zona cuscinetto”, oltre maggiori aiuti umanitari.
Sinora l’offensiva israeliana avrebbe ucciso oltre 26.700 palestinesi, secondo il Ministero della Sanità di Gaza che fa capo ad Hamas. Circa l’85% dei 2,3 milioni di abitanti di Gaza è stato costretto a fuggire dalle proprie case, con le Nazioni Unite a sostenere che un quarto della popolazione stia già morendo di fame.