5,5, miliardi di euro: è la dotazione iniziale annunciata in Senato dalla premier italiana Giorgia Meloni per quello che viene definito “il nuovo piano Mattei per l’Africa” – in riferimento al piano che fu attuato negli anni Sessanta dal fondatori dell’ENI Enrico Mattei. Si tratta della strategia che la premier italiana vuole mettere in atto per progetti di sviluppo nel continente da cui parte la gran parte dei migranti che arriva sulle coste italiane, e risponde all’esigenza più volte enunciata da Meloni di bloccare le partenze più che preoccuparsi di redistribuire i migranti in arrivo. Per questo, il governo italiano ospita a Roma un vertice che riunisce i leader di molti paesi africani e di molte istituzioni internazionali.
“3 miliardi” ha detto Meloni nel discorso introduttivo del vertice in Senato “sono destinati dal fondo italiano per il clima e il resto dal fondo cooperazione e sviluppo. Ma non basta: per questo coinvolgiamo le istituzioni finanziarie internazionali, le banche multilaterali di sviluppo, l’Unione Europea e altri stati donatori. Così come abbiamo intenzione di creare entro l’anno un nuovo strumento finanziario per agevolare insieme a Cassa depositi e prestiti gli investimenti del settore privato nei progetti del piano Mattei”.
“Questo vertice è il primo appuntamento internazionale che l’Italia ospita da quando ha assunto la presidenza del G7. Ed è frutto di una scelta politica estera estremamente precisa che porterà a riservare all’Africa un posto d’onore nell’agenda della nostra presidenza” ha aggiunto Meloni. “L’obiettivo di medio e lungo periodo è quello di dimostrare che siamo consapevoli di quanto il destino dei nostri due continenti sia interconnesso e pensiamo sia possibile immaginare e scrivere una pagina nuova nelle nostre relazioni, una cooperazione da pari a pari lontana da logiche predatorie e anche da una impostazione caritatevole”.
Perché l’Africa “non è affatto un continente povero, detiene il 30 per cento delle risorse minerarie, il 60 per cento delle terre coltivate; il 60 per cento della sua popolazione ha un’età inferiore ai 25 anni. Ha enormi potenzialità di capitale umano, ma è anche è un continente immenso, con mille peculiarità, mille necessità molto diverse fra loro. L’Italia, l’Unione europea e il mondo intero non possono ragionare di futuro senza tenere in considerazione il futuro dell’Africa”.
E quindi ” Vogliamo fare la nostra parte, con un ambizioso programma di interventi per aiutare il continente a crescere e prosperare partendo dalle sue immense risorse. Vogliamo offrire il nostro contributo per migliorare la gestione e l’accesso all’acqua, sempre più scarsa, la cui mancanza è uno dei principali fattori di insicurezza alimentare, conflitti, immigrazione”.
Il Piano Mattei “non è calato dall’alto come spesso avvenuto in passato”, ha aggiunto Meloni, ma si tratta di una “piattaforma programmatica condivisa: la condivisione è uno dei principi cardine”. Ed è un paino concreto che la premier promette di “seguire personalmente”
Infine l’auspicio: “L’augurio che faccio a tutti noi è che da questo vertice possa nascere qualcosa di nuovo: qualcosa che nessuno si aspetta, perfino qualcosa che in molti non avrebbero creduto possibile. Smentire i pronostici è scrivere la propria pagina nella storia”. Una risposta a chi dichiara nell’opposizione che il progetto è ancora una scatola vuota, annunciata a scopi propagandistici in vista delle elezioni europee e di una crisi migratoria che non accenna a fermarsi.
Intanto la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, anche lei a Roma, da parte sua ha ribadito la linea Meloni contro i trafficanti: “Vogliamo tutti fermare questa tragica perdita di vite lungo le rotte migratorie. E tutti noi vogliamo dare ai giovani migliori opportunità. I trafficanti mettono in pericolo centinaia di migliaia di vite. Ammassano i giovani nel retro dei camion attraverso il deserto. Abusano di giovani donne lungo il percorso. E li caricarono tutti su barche traballanti che semplicemente non sono fatte per l’alto mare”.
Al discorso di Meloni fanno seguito cinque sessioni di lavoro, chiuse e blindate ai giornalisti come pure blindato è il centro di Roma.
Al vertice, secondo il Corriere della Sera, partecipano 57 delegazioni (ieri sera tutte a cena da Sergio Mattarella al Quirinale) da tutto il mondo non solo dall’Africa: 15 capi di Stato, 8 capi di governo, 11 ministri degli Esteri, e poi i vertici della Ue, i rappresentanti di Banca Mondiale, Imf, Fao, Unesco, Onu, Unicef, UNHCR e almeno un’altra dozzina di organizzazioni internazionali.
Fra i partecipanti i presidenti di Togo, Repubblica democratica del Congo, Zimbabwe, Eritrea, Ciad, Repubblica centrale africana, Senegal, Guinea Bissau, Mauritania, Somalia, Comore, Kenya, Mozambico, Tunisia e Ghana; ma anche rappresentanti da Libia, Algeria, Sudafrica, Egitto e numerosi altri paesi.
Il Piano italiano comunque oltre a dover raccogliere i finanziamenti necessari anche dall’estero dovrà concordare le attività con altre iniziative come il Global Gatway della Ue, che ha come target progetti per l’Africa, in buona parte già definiti, per circa 300 miliardi di euro in un arco di 7 anni.