Un nuovo reclamo si è abbattuto stamattina su ChatGPT, il popolare strumento di Intelligenza Artificiale di proprietà di OpenAI, partecipata del gigante del sofware Microsoft. Il Garante italiano per la privacy ha notificato, lunedì, una contestazione ad OpenAI, proprietario di ChatGPT, per aver violato le leggi sui dati personali in vigore nell’Unione Europea.
La notifica è il frutto di un’indagine iniziata lo scorso marzo, dopo che varie violazioni erano state segnalate. Una delle più rilevanti, quella sulla raccolta illecita di dati personali e sull’assenza di sistemi per la verifica dell’età dei minori, aveva fatto scattare un blocco all’accesso al popolare chatbot nel marzo del 2023.
Le autorità italiane hanno dato 30 giorni di tempo all’azienda statunitense per rispondere alle contestazioni ed inoltre nel revisionare il caso si terrà conto del lavoro della task force dell’UE istituita lo scorso anno proprio per monitorare i prodotti collegati all’IA.
Il Comitato europeo per la protezione dei dati ha lanciato la task force ad aprile del 2023 per condividere informazioni e coordinare possibili azioni di applicazione delle norme da parte delle autorità di protezione dei dati del blocco. Ciò ha fatto seguito alla mossa dell’Italia di vietare ChatGPT, decisione che è stata revocata circa un mese dopo, dopo che OpenAI ha implementato le modifiche richieste dall’autorità di regolamentazione.
La contestazione di oggi è solo l’ultima di una serie di indagini stringenti sull’IA da parte delle autorità di regolamentazione di tutto il mondo. La scorsa settimana la Federal Trade Commission degli Stati Uniti ha annunciato un’inchiesta sugli investimenti nell’intelligenza artificiale da parte delle grandi aziende tecnologiche e ha emesso ordini esecutivi per chiedere informazioni a Microsoft, OpenAI, Amazon, Anthropic e al proprietario di Google Alphabet. All’inizio di gennaio, sempre l’Unione Europea ha dichiarato di valutare la possibilità di una revisione dell’investimento di Microsoft in OpenAI.
L’Italia, intanto, è stato il primo paese dell’Europa occidentale a mettere un freno allo strapotere di ChatGPT, il cui rapido sviluppo sta attirando anche l’attenzione e le preoccupazioni di legislatori e regolatori di vari paesi del mondo.