Piazza pulita dagli oppositori: così Nicolas Maduro, l’autocratico presidente venezuelano, ha annunciato l’esclusione – per ben 15 anni – dalla possibilità di candidarsi per Maria Corina Machado. La candidata d’opposizione è stata esclusa dalla Corte Suprema (spesso accusata di essere al soldo del potere) per irregolarità amministrative e per “tradimento”, poiché ha sostenuto le sanzioni statunitensi contro il governo Maduro.
L’opposizione venezuelana ora chiede a gran voce che Machado sia riammessa. E gli Stati Uniti minacciano di rafforzare l’embargo contro le riserve energetiche di Caras.
56 anni, madre di tre figli, una laurea in ingegneria, Maria Corina Machado è ex deputata, attivista per i diritti umani (ha fondato un’associazione per i ragazzi di strada), da oltre dieci anni attiva in politica, e leader di “Vente Venezuela”. In ottobre aveva ottenuto un’ampia maggioranza dei voti alle primarie del fronte dell’opposizione per scegliere il rivale di Maduro in vista delle presidenziali di dicembre 2024, in cui l’attuale presidente corre per il terzo mandato.
Ventuno milioni di venezuelani in ottobre sono andati a votare per contestare la leadership di Maduro dopo quattro anni di repressione politica, violenza e una crisi economica che sta sospingendo centinaia di migliaia di persone fuori dai confini, alla ricerca di una nuova vita nei paesi vicini o verso gli Stati Uniti.
Machado si definisce una politica liberal, sebbene in molti la accusino di essere piuttosto di destra perché dichiaratamente anti comunista e favorevole alle privatizzazioni (inclusa la compagnia petrolifera di Stato PDVSA). Il populismo socialista di Maduro e prima di lui di Hugo Chavez, miscelato di tirannia e caos, per la popolazione del Venezuela è stato un disastro nonostante le ricchissime riserve petrolifere del paese. Machado in passato non solo ha approvato le sanzioni internazionali ma ha persino richiesto un intervento straniero per spodestare Maduro, dichiarando che non è possibile liberarsene altrimenti; nell’ultimo anno invece ha scelto la via democratica chiedendo ai venezuelani di recarsi in massa alle urne.
Un passo indietro: già nel giugno 2023, Machado era stata squalificata per 15 anni dal Controllore Generale della Repubblica, la decisione ora ratificata dalla Corte Suprema.

Ma l’appello – inefficace – alla Corte Suprema è stato ottenuto solo dietro pressione degli Stati Uniti in un processo negoziale con la mediazione della Norvegia, culminato in un accordo firmato alle Barbados nell’ottobre 2023 che ha consentito a chi si volesse candidare alle presidenziali di farlo contestando appunto la propria ineleggibilità. Un accordo che ha riaperto i giochi per Maria Corina Machado, che ha proceduto a stravincere le primarie. Secondo molti osservatori ha la forza necessaria a richiamare alle urne abbastanza venezuelani da vincere anche le presidenziali.
“Chiediamo che questa sentenza sia annullata” ha dichiarato oggi in conferenza stampa uno dei dirigenti del fronte dell’opposizione, Gerardo Blyde, “perché viola la procedura che richiede un processo giudiziario, non un’esecuzione sommaria”. Secondo Blyde, avvocato di professione, c’è stata “violazione della procedura e del diritto alla difesa” e ha aggiunto “Stiamo preparando una denuncia scritta da mandare ai norvegesi e ai paesi che accompagnano il processo elettorale, in cui denunciamo la violazione dell’accordo”.
In cambio dell’accordo, Washington aveva accettato di alleggerire le sanzioni che limitano il commercio del petrolio, del gas e dell’oro venezuelano. Adesso minaccia di fare marcia indietro.