Alla corte di Giustizia del quartiere Leforto a Mosca, in Russia, un giudice ha accolto la richiesta degli investigatori del Servizio di Sicurezza Federale di estendere di altri due mesi la pena detentiva per il giornalista del Wall Street Journal, Evan Gershkovich, 32 anni, imputato di essere una spia del governo statunitense. Il processo è stato rimandato al 30 marzo.
L’udienza si è tenuta a porte chiuse e in rappresentanza degli Stati Uniti c’era il Console Generale Stuart Wilson. In un video condiviso dall’agenzia di stampa russa Ria Novosti è apparso Gershkovich, sano, in piedi dietro a una gabbia del tribunale, con una felpa blu con cappuccio e un jeans chiaro.
Dagli USA, i rappresentanti del giornale continuano a negare ogni accusa e a condannare la decisione del giudice. “È agghiacciante e oltraggioso che Evan abbia trascorso 10 mesi della sua vita in prigione, semplicemente per aver fatto il suo lavoro”. Scrivono dall’ambasciata statunitense a Mosca in un post su X, ex Twitter: “I motivi della detenzione di Evan sono infondati. Il giornalismo non è un crimine e continuiamo a chiedere il suo immediato rilascio”. Gli investigatori del Servizio di Sicurezza Federale hanno dichiarato di agire secondo le norme russe.
È la quarta volta che un giudice decide di estendere il periodo di detenzione a Gershkovich da quando è stato incarcerato il 29 marzo scorso durante un viaggio di lavoro a Ekaterinburg, dopo che il Ministero degli Esteri russo gli aveva rilasciato il visto come giornalista. Sarebbe il primo membro della stampa americano a essere accusato di spionaggio e incarcerato dalla fine della Guerra Fredda.
Il governo statunitense sta lavorando per liberare insieme a Gershkovich anche un altro cittadino americano: Paul Whelan, 53 anni, dirigente di un’azienda del Michigan ed ex marine, condannato per spionaggio e incarcerato nel 2018. Sta scontando una pena di 16 anni.
Una terza cittadina americana, Alsu Kurmasheva, anche lei giornalista, che ha il doppio passaporto russo, sarebbe detenuta ingiustamente per essere entrata nel Paese senza essersi registrata come agente straniero e aver diffuso informazioni false sulle Forze armate russe. Il governo degli Stati Uniti, però, non ha ancora deciso se è stata incarcerata per errore.