L’amministrazione Biden, insieme al lavoro del Dipartimento di Energia, responsabile della gestione energetica e della sicurezza nucleare, ha sospeso il processo di autorizzazione di diversi progetti di terminali per l’esportazione di gas naturale liquefatto. La mossa darà modo di valutare il potenziale impatto di questi progetti sul cambiamento climatico. Le decisioni sui nuovi impianti potrebbero essere rimandate fino a dopo il 5 novembre prossimo, giorno delle elezioni, e passare al tavolo del futuro presidente.
Durante questo periodo di pausa, il Dipartimento di Energia avrà la possibilità di valutare le conseguenze a livello economico e il potenziale impatto ambientale di questi progetti. Per la Segretaria dell’Energia Jennifer Ganholm, è fondamentale realizzare un’analisi completa e attenta “dei costi e della sicurezza energetica” e vedere “la crisi climatica per quello che è: la minaccia esistenziale del nostro tempo”.
La decisione arriva in risposta alle preoccupazioni degli attivisti secondo i quali i progetti di esportazione di GNL sono pericolosi. È un grande traguardo per gli ambientalisti americani che da tempo cercano di sensibilizzare sulle conseguenze dei progetti di esportazione, i quali, affermano, danneggiano le comunità locali con l’inquinamento, aumentano significativamente le emissioni e i rischi di perdita di metano nel terreno e aggravano il riscaldamento globale.
In Europa e Asia il carburante è molto richiesto, soprattutto dal 2022, quando la Russia ha invaso l’Ucraina. Gli Stati Uniti sono diventati il primo esportatore al mondo. L’ultima revisione ai progetti nel 2018 stabiliva la quantità di vendita a 113 milioni di litri cubici al giorno. A oggi questo numero è triplicato ed è destinato a crescere ancora entro il 2030.